Giulianova, in 60 attendono nel corridoio dell'ospedale. Malata va a San Benedetto

I reparti di diabetologia ed endocrinologia sono in un’unica ala e senza una sala d’aspetto. Una paziente: "Terribile aspettare uno sopra all’altro, ho dovuto per forza cambiare ospedale"

GIULIANOVA. «Non ce la faccio più a sopportare quella bolgia. Tutti noi pazienti uno sopra all’altro nel corridoio ad aspettare il nostro turno. Non è degno di un sistema sanitario degno di questo nome. E così a malincuore ho deciso di lasciare il reparto di diabetologia di Giulianova e di andare a curarmi all’ospedale di San Benedetto». Una giovane imprenditrice di Giulianova ha fatto la sua scelta, ma vuole spiegarne i motivi sperando che qualcuno “senta”.

«Basta farsi un giro nell’ala al quarto piano dell’ospedale di mattina presto - direi dalle 7,30 in poi - per capire di che cosa parlo. In quella corsia ci sono due reparti, la diabetologia e l’endocrinologia e malattie metaboliche. Nessuno dei due reparti ha una sala d’aspetto, un locale dove ospitare i malati in attesa di visita o terapia. Non è un problema secondario. I diabetici come me che si rivolgono al reparto giuliese sono tanti: ogni giorno ci sono almeno 40 persone in attesa, ma a volte anche di più. All’altro reparto in media si rivolgono in media una ventina di pazienti ogni mattina. Vi lascio immaginare che cosa è quel corridoio con 60 persone ad aspettare», osserva la paziente.

Un girone dell’inferno, eppure, paradossalmente, gli spazi al “Maria Santissima dello Splendore” non mancano. C’è il sesto piano, dove prima c’era l’otorino, completamente vuoto. «Si diceva qualche tempo fa che trasferivano lì la diabetologia», aggiunge la paziente giuliese, «ma poi non so perchè si sia fermato tutto. So solo che la situazione lì è terribile. Non c’è un minimo di privacy: noi pazienti siamo costretti ad aspettare in mezzo “alla strada”. Io sinceramente non gradisco che tutti sappiano che sono diabetica, anche per il lavoro che faccio, e ho diritto a vedere tutelata la mia privacy. Ma sembra un discorso completamente sconosciuto alla Asl di Teramo. Non c’è rispetto per questa necessità del paziente. Per questo ho deciso di andare a San Benedetto, dove la situazione è completamente diversa. Se poi aumenta la mobilità passiva io non posso farci niente, d’altronde anche per me sarebbe stato più comodo farmi curare a Giulianova, tantopiù che i medici sono bravi».

Il corridoio sovraffollato non è l’unico problema. Sempre in tema di carenza di spazi, i due reparti condividono cinque letti di day hospital. «Una volta mi dovevo fare una flebo perchè avevo la glicemia alta e non trovavamo un posto libero», racconta la giovane, «d’altronde all’endocrinologia si rivolgono pazienti che devono fare trasfusioni o infusioni per carenza di ferro e quindi quei posti servono anche a loro. Ma è questo il rispetto che la Asl dimostra per chi ha già la sfortuna di avere una malattia grave?». (cr.te)

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