Il Ghiacciaio del Calderone sul Gran Sasso prima che sparisse

Gran Sasso, il caldo fa sparire il Ghiacciaio del Calderone

La notizia dal Rifugio Franchetti: «Il Ghiacciaio del Calderone non c'è più e la sorgente del rifugio da ieri è a secco, cosa mai successa in questi ultimi 30 anni». Il meteorologo: «Ma sotto il ghiaione resta uno strato di ghiaccio»

TERAMO. Il caldo e la siccità di questa estate hanno fatto sparire il ghiacciaio del Calderone, sul Gran Sasso in Abruzzo, il più a sud d'Europa. Lo scrivono i gestori del Rifugio Franchetti sul loro profilo Facebook e lo confermano le immagini postate dagli alpinisti sui social network. «Il Ghiacciaio del Calderone non c'è più e la sorgente del rifugio da ieri è a secco, cosa mai successa in questi ultimi 30 anni», scrivono i gestori del rifugio, il più alto d'Abruzzo (2433 metri), sul versante teramano della montagna. Le foto degli alpinisti locali, scattate il 14 agosto e postate su Facebook, mostrano la conca del Calderone a secco, con solo tre minuscole chiazze di ghiaccio. Il ghiacciaio, il più meridionale d'Europa, si trova fra i 2650 e i 2850 metri d'altezza. Per l'alpinista aquilano Paolo Boccabella, «la situazione quest'anno è drammatica: il ghiacciaio è sparito non alla fine dell'estate, ma già a metà agosto».

Secondo il meteorologo aquilano Marco Scozzafava comunque sotto la ghiaia del Calderone rimane uno strato di ghiaccio «fossile», depositato lì da decenni. Anche questo strato tuttavia negli ultimi vent'anni si è ridotto di un metro. Spiega a tal proposito Scozzafava, presidente dell'associazione meteorologica "L'Aquila Caput Frigoris": «A consumarsi è stato soltanto lo strato superficiale di neve, che di solito resiste per tutta l'estate. Sotto il ghiaione rimane uno strato di ghiaccio vivo spesso in media 15 metri, fino a un massimo di 25 nell'inghiottitoio centrale». Per il meteorologo, «il nevaio superficiale si consuma completamente d'estate in media una volta ogni cinque anni. Lo ha fatto nel 2001, nel 2007 e nel 2012». Dal 1992 al 2015 tuttavia, aggiunge Scozzafava, lo strato di ghiaccio sotto i detriti «si è ridotto di quasi 1 metro, da 26 a 25 metri». Quest'anno sul Gran Sasso è nevicato relativamente poco, salvo l'evento eccezionale del 18 gennaio (quello che ha provocato la tragedia di Rigopiano). La primavera poi è stata secca, e l'estate particolarmente calda ha dato il colpo di grazia al Calderone. «La sparizione del ghiacciaio ogni cinque anni non è un evento eccezionale - conclude Scozzafava -, ma la situazione va tenuta sotto controllo. Sarebbe allarmante se la cosa si ripetesse tutti gli anni».