la crisi

Grandi marchi, no alla fuga dalla provincia di Teramo

Riunione a Pescara su Golden Lady e Bontempi, si studiano incentivi per le aziende che restano e salvano i posti di lavoro

TERAMO. La Regione si muove per bloccare la fuga dei grandi marchi dalla provincia di Teramo. Lunedì pomeriggio si terranno infatti due riunioni a Pescara, prima sulla Golden Lady di Basciano e poi sulla Bontempi di Martinsicuro. «In Abruzzo rischiamo di perdere diversi grossi marchi», conferma l’assessore regionale alle attività produttive Giovanni Lolli, «la Regione ce la sta mettendo tutta per evitarlo, non stiamo facendo i notai, ma stiamo cercando di svolgere un ruolo attivo. E questo significa parlare anche con le imprese mettendo a loro disposizione una serie di strumenti: fondamentalmente sono gli strumenti che ci dà l'Europa, che noi stiamo indirizzando verso le aziende che reinvestono sul territorio salvando anche l’occupazione».

Lolli definisce l’incontro sulla Golden Lady «meno drammatico che in altri momenti» visto che il gruppo porterà a Basciano la produzione di calze senza cucitura, un suo prodotto di punta, che prima voleva produrre in Serbia. «Un risultato importantissimo in termini di tutela dei posti di lavoro e per il fatto che lo stabilimento di Basciano non è più marginale, ma centrale nei piani dell’azienda», rimarca. I sindacati però ci vanno con i piedi di piombo: lo spettro della chiusura di altri due reparti, bloccata l’anno scorso con il contratto di solidarietà che scade a maggio, è ancora presente, così come l’investimento fallimentare dell’Sdg in uno dei capannoni a Basciano. «Noi siamo soddisfatti, ora vorremmo i dettagli, cioè capire come si concretizzerà l’operazione, con quali percorsi, quale sarà il piano industriale», afferma Giovanni Timoteo, segretario della Filctem Cgil il quale ritiene che sia un «segnale positivo per il territorio, che torna a essere anche attrattivo».

Il discorso sulla Bontempi è diverso: il 17 ci sarà in tribunale la sentenza di omologa del concordato preventivo, molto probabile perchè non ci sono state opposizioni di rilievo. Poi si potrà attuare il piano concordatario, cioè vendere gli asset aziendali a cominciare dai marchi. «In questo caso», osserva Lolli, «il discorso è più complicato. La Bontempi è un’azienda straordinaria, che ha ancora un marchio appetibile, con lavoratori che esprimono un’alta professionalità. Dobbiamo insistere, perchè finora le ricerche che abbiamo fatto non individuano possibili acquirenti». «E’ importante fare una riflessione per vedere come meglio utilizzare queste procedure per garantire, attraverso la ricollocazione dei marchi, l’attività industriale e l’occupazione», afferma Timoteo.

«E’ importante che in un territorio che esprime soprattutto piccole aziende», aggiunge Serafino Masci della Femca Cisl, «si dia continuità anche agli investimenti di grandi gruppi. Un tessuto di piccole e medie aziende è una grossa forza, ma i poli produttivi si aggregano attorno a grandi realtà. La presenza di marchi di caratura internazionale apre uno spiraglio al fatto che la provincia di Teramo torni ad essere attrattiva. E' fondamentale l’impegno di tutti a mantenere queste realtà che possono essere volano di ulteriori iniziative imprenditoriali e anche consolidare le piccole imprese, che sono più fragili, non è un caso che a Teramo la crisi si è sentita di più».

E su questo fronte Lolli ricorda che si sta riattivando l’accordo di programma Vibrata-Tronto, congelato dal 2008, insieme alla Regione Marche. «E poi stiamo discutendo della nuova programmazione: metteremo 23 milioni per le tre aree di crisi, di cui una è in Val Vibrata. Quest’ultima potrà godere anche dei fondi della legge 181 riattivata dal governo per le aree di crisi». Tutto questo senza dimenticare interventi ad hoc per le piccole imprese, dell’abbigliamento in particolare: «Gli eroi che sono sopravvissuti sono fenomenali», conclude Lolli, «stiamo seguendo un gruppo di façonisti sopravvissuti che si vuole consorziare per affrontare meglio i mercati internazionali. Noi li aiutiamo: una politica industriale è fatta di queste cose».

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