«Ho comprato la casa inesistente»

Campli, parla l’imprenditore truffato con altri 34 teramani

CAMPLI. Il sogno di Umberto ed Emanuela Castellani di comprare una casa sul Mar Rosso si è infranto a Sharm El Sheik. Sono imprenditori di Campli e la loro denuncia ha dato il via all’inchiesta sugli appartamenti inesistenti, venduti in Egitto, in cui risultano indagate 5 persone per associazione a delinquere finalizzata ad una truffa di 750 mila euro. I truffati sono 34, Umberto ed Emanuela hanno deciso di raccontare la loro storia.

Erano convinti di aver trovato l’affare: 54mila euro per un appartamento di 70 metri quadrati in un paradiso terrestre. Si sentivano garantiti dal fatto che F.P., 43 anni di Campli, indicato dai carabinieri come la mente del raggiro, fosse un loro concittadino.
Il giovane imprenditore ora mostra foto e stampe di quel lussuoso residence, poi apre il sito di Internet e indica, indignato, che gli appartamenti sono ancora in vendita e quindi comincia a raccontare. «Cercavo un appartamento estivo all’estero. Era maggio 2007 quando lui si presentò mostrandoci il progetto di case in vendita a Sharm El Sheik. Erano appartamenti in fase di costruzione, ci piacquero subito. Bloccammo l’affare consegnando una caparra di 2500 euro. Ci disse che parte di quei soldi servivano per pagarci il viaggio a Sharm per visitare il cantiere e che sarebbe partito con noi.

Poi, giunti in Egitto, o si confermava o in caso di recesso, si perdeva il 50 per cento della caparra versata.
Decidemmo di bloccare l’appartamento fissando l’atto a settembre del 2007».
Umberto ed Emanuela Castellani non stavano più nella loro pelle. «Ma un giorno si ripresentò il promotore dicendoci che il padre era morto. Ci chiese un acconto del prezzo pattuito per far fronte alle spese improvvise per il lutto e consegnammo altri 8mila euro».

La coppia era pronta per partire per il Mar Rosso, quando giunse la telefonata dell’immobiliarista. «Ci comunicò che non potevamo andare perché l’aereo era in overbooking (sovraprenotazioni). Ma non volevo rinunciare al viaggio e mi attivai personalmente», ricorda Umberto. «Riuscii a trovare un volo con AirOne ma, il giorno prima della partenza, F.P. mi telefonò dicendomi che l’albergo non aveva più posto e che avrei potuto raggiungere un altro hotel a 50 chilometri di distanza. Mi garantì che le spese di soggiorno mi sarebbero state rimborsate. Non volevo allontanarmi troppo e, tramite un amico sacerdote, riuscii invece a prenotare un albergo nelle vicinanze del cantiere che avrei dovuto visitare. Così capii la truffa quando vidi un plastico all’interno dell’hotel».

«Altro che palazzine residenziale», esclama l’imprenditore, «quel cantiere edile in realtà era il futuro hotel Tropicana, ex Excelsior. Il direttore della struttura internazionale mi disse che inizialmente doveva essere un residence ma poi avevano optato per una struttura ricettiva. E aggiunse che non ero il solo ad avergli fatto quelle domande. Ho anche incontrato due operai che facevano da guida per conto dell’immobiliarista e infine un avvocato che mi ha chiesto 5mila euro per analizzare gli atti di compravendita con una tariffa oraria di 200 euro. Ormai era tutto chiaro: mi avevano truffato». Con lui altri 33 teramani hanno acquistato case inesistenti. Ora chiedono giustizia.