I giudici: "Non dovevano arrestarla". Avrà solo 3.500 euro di risarcimento

Silvi, la Corte d’appello accoglie il ricorso per ingiusta detenzione della segretaria di “Non solo affitti” Assolta in primo e secondo grado, è stata un giorno in carcere e quasi un mese ai domiciliari

SILVI. Nel 2009 venne arrestata a Silvi con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione con il suo datore di lavoro, l’agente immobiliare Carmine Giansante (condannato in primo grado a due anni solo per il favoreggiamento). Secondo l’accusa della procura affittavano case alle prostitute ben sapendo quello che avveniva negli alloggi. Da queste accuse Gigliola Di Michele, 52 anni, è stata assolta sia in primo sia in secondo grado: dal favoreggiamento per non aver commesso il fatto e dallo sfruttamento perchè il fatto non sussiste. Oggi lo Stato la risarcisce con 3540 euro: tanto valgono 28 giorni ai domiciliari, uno in carcere, due processi, una vita stravolta. Ma la Corte d’appello mette nero su bianco un assunto che vale più di ogni risarcimento: la donna non avrebbe dovuto essere arrestata. «Ritenuto che nel caso di specie davvero devono ritenersi sussistenti i presupposti per l’accoglimento della domanda», si legge nel provvedimento con cui i giudici della Corte d’appello dell’Aquila hanno accolto il ricorso per l’ingiusta detenzione (presidente Fabrizia Francabandera a latere Armanda Servino, «non potendo condividersi l’assunto dell’Avvocatura distrettuale dello Stato secondo cui la richiedente avrebbe dato causa o concorso a dare causa per colpa grave alla custodia cautelare subita, non emergendo dagli atti l’eventuale esistenza di condotte dell’istante gravemente colpose ed eziologicamente rilevanti ai fini dell’adozione e del mantenimento della misura cautelare e, comunque, la medesima, nel corso dell’interrogatorio di garanzia cui fu sottoposta negò l’addebito e fornì la sua versione dei fatti. L’istante, inoltre, avanzò prontamente istanza di revoca della misura cautelare applicata, ma la stessa fu respinta».

La donna, che nel corso dei processi penali è stata assistita dall’avvocato Monica Passamonti e per l’ingiusta detenzione dall’avvocato Annabianca Cocciarficco, è stata assolta in primo grado nel 2010. La procura ha fatto ricorso ma i giudici di secondo grado hanno respinto il ricorso confermando l’assoluzione per la donna. All’epoca dei fatti ,secondo l’accusa dei carabinieri, i titolari di varie agenzie in più occasioni avrebbero affittato appartamenti alle “lucciole” ben sapendo che in quelle case le ragazze si prostituivano. In più occasioni militari avrebbero avvisato i titolari delle agenzie, sollecitando provvedimenti mai arrivati. Le ragazze rimasero nei loro appartamenti e in qualche caso sarebbero state spostate anche in altri alloggi. Per mesi i carabinieri avevano raccolto le proteste dei residenti del quartiere la Piomba, seguito le mosse degli agenti immobiliari e improvvisatisi clienti per entrare negli appartamenti.(d.p.)

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