I Ris: tracce del sangue di Adele in casa di Bisceglia

Gli esperti dei carabinieri confermano la compatibilità di alcune macchie

TERAMO. Gli esperti del Ris lo hanno messo nero su bianco: le macchie di sangue trovate nella casa di Romano Bisceglia sono compatibili con il gruppo sanguigno di Adele Mazza, la donna strangolata e fatta a pezzi. A due mesi dal delitto, investigatori e inquirenti incassano un importante punto a loro favore e mettono un altro mattone nella costruzione del castello accusatorio.

Bisceglia, 53 anni, ex convivente di Adele Mazza, dal 12 aprile è in carcere con l'accusa di omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere. Per carabinieri e procura è lui il presunto assassino. E' stato arrestato non con un fermo di polizia giudiziaria, ma con una ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Marina Tommolini. I risultati degli esami fatti dagli esperti del raggruppamento investigazioni scientifiche dell'Arma si riferiscono al primo sopralluogo fatto nell'abitazione dell'uomo, un alloggio popolare di via Tordino, nel giorno del suo arresto.

In quell'occasione i militari sequestrarono un asciugamano, un giaccone, dei tappeti e altri reperti. Tutta la casa venne ispezionata usando il luminol, l'esame che consente di rintracciare tracce di sangue anche se lavate. Nel corso di questi mesi gli esperti hanno ispezionato anche tutti i reperti prelevati nella scarpata di via Franchi, la zona che si trova a pochi metri da via Tordino, e dove furono trovati i resti della donna uccisa nella notte di Pasqua.

Mancano ancora le armi del delitto: un sega, forse elettrica, e un coltello dalla lama lunga. Ufficialmente gli investigatori non le avrebbero trovato. Almeno questo è quello che trapela, ma è probabile che anche su questo fronte nelle mani degli inquirenti ci sia qualcosa di più di quello che si sa. E proprio del tipo di armi usate dovrebbe parlarsi nel corso dell'incontro fissato per mercoledì in procura con i consulenti nominati dal procuratore Gabriele Ferretti e dal pm Roberta D'Avolio, titolari del caso. Ma i punti da chiarire restano ancora da tanti.

A cominciare da quella parola «in concorso» scritta sull'ordinanza di custodia: investigatori e inquirenti sono convinti che Bisceglia non abbia fatto tutto da solo, a cominciare dalla mattanza.  Per il momento però nell'inchiesta non ci sono altri indagati. E poi c'è il movente.  Una vendetta personale o qualche sgarro legato al mondo della droga? Una realtà, quella della tossicodipendenza, in cui entrambi si muovevavo.

Certo è che la vittima e l'uomo si conoscevano molto bene e che per un periodo di tempo avevano avuto una relazione sentimentale. Dopo la fine del rapporto avevavo continuato a frequentarsi. Bisceglia, intanto, continua a proclamarsi innocente. Al giudice ha fatto i nomi delle persone con cui dice di aver trascorso i momenti in cui Adele veniva uccisa e fatta a pezzi.

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