Il crac per i rifiuti: Gavioli e Faggiano in manette a Napoli

Ex proprietario e amministratore della Teramo Ambiente coinvolti nella mega inchiesta scoppiata in Campania

TERAMO. Torna in manette Stefano Gavioli, il proprietario della Enerambiente , la società veneta ex socio privato della Teramo Ambiente.

L’imprenditore, già arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti a Catanzaro, è stato nuovamente arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Napoli sull’attività della Enerambiente, la società veneta che ha avuto l’appalto della raccolta rifiuti nel capoluogo da una società municipalizzata: le ipotesi di reato vanno dalla bancarotta alla truffa, dall’estorsione alla corruzione.

Oltre a Gavioli è stato nuovamente arrestato Giovanni Faggiano, ex amministratore delegato di Enerambiente e dellaTeam. Con loro sono finiti sotto accusa altre sedici persone tutte indagate per bancarotta e falso.

Secondo l’inchiesta della procura di Napoli Enerambiente è stata dichiarata fallita a febbraio, ma per la Finanza si tratta di una bancarotta fraudolenta con un passivo intorno ai 55 milioni di euro distratti. Nell’inchiesta sono stati arrestati anche dirigenti di un istituto bancario, un sindacalista e dipendenti della società veneta.

Secondo l’accusa della procura napoletana Gavioli e Faggiano, dopo aver nascosto un patrimonio netto già in negativo con bilanci aziendali truccati, avrebbero dirottati i soldi verso altre aziende del gruppo e verso una società croata. Gli investigatori hanno ricostruito una bancarotta fraudolenta che, secondo l’accusa, Gavioli avrebbe messo in piedi con la collaborazione di Faggiano i cui conti personali incameravano a vario titoli oltre un mlione di euro compresi 170 mila euro per estinguere posizioni debitorie con Equitalia.

Nell’inchiesta di Catanzaro a Gaviol i viene contestata l'associazione per delinquere finalizzata all'evasione fiscale ed alla violazione delle norme ambientali. Con l’uomo, all’epoca venne arrestato anche Faggiano.

Con loro vennero arrestate altre 14 persone.

Ai destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all'evasione fiscale ed alla violazione delle norme ambientali.

Dalle indagini è emerso un sistema di società, costituite come delle scatole cinesi, attraverso le quali avveniva l'evasione delle imposte dovute all'erario.

Ad organizzare il raggiro, secondo la procura di Catanzaro, sarebbe stato Gavioli. Nonostante i debiti con il fisco l'ufficio del commissario per l'emergenza ambientale avrebbeliquidato somme per 3 milioni di euro alla Enertech. Per questa vicenda erano già stati indagati ad agosto il commissario Melandri e l'ex sub-commissario ed attuale assessore regionale all'ambiente, Francesco Pugliano.

Una seconda parte dell'inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dal sostituto Carlo Villani, riguarda le presunte violazioni di norme ambientali dalla Enertech.

In particolare i carabinieri del Noe hanno accertato che il percolato prodotto nella discarica finiva nel fiume Alli e successivamente nel mare Jonio.

Gli arresti di Catanzaro, secondo il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, avevano rappresentato «l'ultimo atto dell'inchiesta sulla discarica di Catanzaro. Le persone arrestato avevano costituito una vera e propria organizzazione finalizzata ad evadere il fisco e a violare le norme ambientali».

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