"Il divieto di fare cortei non è assoluto"

Il prefetto spiega la zona rossa: «L'ho decisa perché i cittadini erano preoccupati»

TERAMO. «La zona rossa non è un divieto assoluto, la decisione di autorizzare o no le manifestazioni viene presa di volta in volta. La definzione esatta è "una sottrazione di area", cioè solo in determinate vie del centro della città non si può manifestare. Chi non la condivide, può impugnare il mio provvedimento davanti al tribunale amministrativo regionale. Ritengo fondamentale che si debba agire nel rispetto delle regole dettate dalla costituzione. Ed ho preso la mia decisione di istituire la zona rossa dopo un anno di violenza». A parlare è Eugenio Soldà, prefetto di Teramo da esattamente un anno, giunto in città dopo aver lavorato a Padova, Venezia, Pavia, Pisa, Siena e Pagani.

RIUNIONE CON I PARTITI. In visita di cortesia alla redazione del Centro, il prefetto ha accettato di rispondere a domande sui temi del giorno. Il caso "zona rossa" tiene banco. Soldà spiega che prima di firmare la sua ordinanza ha raccolto i pareri dei cittadini: «Molti di loro, genitori oppure commercianti che vivono o lavorano in centro», ha detto, «mi hanno espresso una forte preoccupazione dopo gli ultimi scontri. Ho quindi deciso di portare l'argomento all'attenzione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica». Soldà non esprime giudizi di merito su quanto sta accadendo ormai da mesi a Teramo: un clima di forte tensione tra gruppi politici di opposta fazione sfociato spesso in scontri in piazza. Il prefetto si limita a dire che: «Non è possibile che venti, trenta persone al massimo, creino tanta preoccupazione». Questa la sua spiegazione che, in sintesi, si basa sul rispetto delle regole costituzionali e che, giovedì 20 gennaio, approfondirà con tutti i partiti politici di Teramo in una riunione che si annuncia molto importante perché dovrebbe servire ad abbassare i toni della vicenda.

RISPETTO DELLE REGOLE. Ma prima di passare ad altri argomenti, il prefetto ci tiene a spiegare che se «cassintegrati oppure studenti dovessero esprimere la volontà di manifestare in piazza il loro disagio, lui è pronto a derogare la sua ordinanza purché», ribadisce, «si rispettino le regole». E per rispetto delle regole intende la richiesta formale a manifestare da presentare al questore e la non violenza. Punta quindi al dialogo continuo con le altre istituzioni locali e con i cittadini del Teramano il prefetto che, nella sua carriera intensa, si è ritrovato a lavorare in zone d'Italia molto calde, come Pagani.

INCONTRA I SINDACI. Da quando è a Teramo, Soldà ha deciso di uscire subito fuori dal palazzo per tenere, di volta in volta, nei 47 grandi o piccoli Comuni del Teramano, comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica. E il dialogo con i sindaci gli ha permesso di focalizzare le priorità di questa provincia: «La percezione della sicurezza è un tema importante» dice, «due furti in centri piccoli, come Arsita o Fano, hanno lo stesso effetto di grandi delitti nelle metropoli. Ci vuole poco per mettere in crisi la percezione della sicurezza nei piccoli centri, i cui sindaci mi chiedono una maggiore presenza delle forze dell'ordine. Ed io faccio di tutto per dare risposte efficaci».

ORA L'INTEGRAZIONE. Gli altri grandi temi sociali del Teramano sono la crisi industriale è il fenomeno dell'immigrazione, della presenza massiccia di extracomunitari. Primi fra tutti i cinesi che sfiorano quota 5mila. E qui il prefetto Soldà sostiene che: «Non è più tempo di parlare di immigrazione. Ora la vera scommessa è la loro integrazione».

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