Il questore allontana il marito violento

Primo provvedimento di Febo con la nuova legge. La denuncia di una teramana picchiata che ringrazia: ora ho meno paura

TERAMO. Le leggi servono a definire un confine, non solo penalmente, ma anche moralmente e culturalmente invalicabile. La nuova norma sul femminicidio non basta a fermare quella che è una strage quotidiana, ma dà strumenti efficaci per cambiare senza perdere tempo. E fa dire ad una donna: «ora ho meno paura». Il primo esempio abruzzese arriva da Teramo dove il questore Giovanni Febo, appena tredici giorni dopo l’entrata in vigore della nuova legge, ha ammonito un marito violento denunciato dalla moglie per maltrattamenti. L’uomo – non vive più con la donna ma continuava a perseguitarla – non dovrà avvicinarsi nè a lei nè ai suoi congiunti. «Visto l’articolo 3 della legge 119», scrive il questore nel provvedimento amministrativo inviato all’uomo e per conoscenza alla donna, «lo si invita ad una condotta conforme alla legge, a desistere da qualunque comportamento violento, persecutorio e vessatorio anche sottoforma di minacce e molestia che comporti alla donna disagio o patimento psichico e fisico, nonchè ragionevole senso di timore per l’incolumità propria o dei prossimi congiunti».

Uno dei punti centrali delle nuove misure a tutela delle vittime di stalking e maltrattamenti è proprio quello di imporre modelli di comportamento che esprimano concretamente il rispetto dovuto a ciascuno. Tra le altre cose, infatti, la legge stabilisce che il questore, in presenza di percosse o lesioni (considerati reati “sentinella”) e prima ancora dell’intervento dell’autorità giudiziaria, possa ammonire il responsabile. Che diventa una sorta di sorvegliato speciale che, in caso di infrazione, può essere arrestato. Si estende alla violenza domestica, dunque, una misura preventiva già prevista per lo stalking. Dice l’avvocato Monica Passamonti, legale della donna che nei primi giorni di ottobre si è rivolta al commissariato di Atri per presentare la denuncia di maltrattamento : «grande soddisfazione per il lavoro svolto dalla polizia nell’attivarsi immediatamente nei confronti di una donna maltrattata. Dopo aver ricevuto la denuncia si sono attivati subito nell’ascolto dei testimoni, attività propedeutica all’ammonimento del questore che è intervenuto in pochi giorni. Siamo grati per questa celerità perchè da quando è stato notificato l’ammonimento la situazione è cambiata». La donna, che vive in una località della costa, si è rivolta al legale ad agosto, dopo essere finita in ospedale per le botte del marito. L’ennesimo di una lunga serie di episodi iniziati nel 2008. Molti avvenuti davanti ai figli minori. L’8 ottobre ha depositato la denuncia, citando circostanze e soprattutto i numerosi testi che l’hanno vista dopo le botte. «Il percorso che s’intraprende per arrivare a denunciare il padre dei figli», dice l’avvocato, «non è mai facile. Ma una volta avviato non bisogna tornare indietro. Oggi la nuova legge offre strumenti importanti per intervenire senza perdere tempo». Prima che sia troppo tardi. Ed è per questo che le leggi dovrebbero avere anche una funzione comunicativa: fanno parte del discorso pubblico su come una società considera se stessa e le proprie relazioni.

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