Il re delle slot: la ludopatia? Non esiste

«Non è la causa ma l’effetto dei problemi economici della gente. E sono i baristi a invogliare la gente a giocare»

TERAMO. «Togliamo le slot machine dai bar». Berlantino Marcotuli, il principale distributore di videopoker della provincia, replica con una provocazione all'appello rivolto al presidente della Repubblica per imporre limiti più stringenti al gioco. L'iniziativa, partita dall'assessore comunale ai servizi sociali Giorgio D'Ignazio per porre un freno alla ludopatia, è stata raccolta dai consiglieri provinciali Luca Corona e Flaviano Montebello, che proporranno ai loro colleghi l'approvazione in aula di un ordine del giorno da inviare al capo dello Stato.

Per Marcotuli, però, il problema della regolamentazione del gioco va affrontato in modo diverso rispetto a quanto indicato nel documento. «Sono pronto a confrontarmi e a collaborare con le istituzioni», afferma, «e anche a mettere a disposizione quote della mia azienda per aiutare i malati di gioco, ma quelli veri». Secondo lui la ludopatia non esiste, ovvero non è la causa ma l'effetto di problemi economici già esistenti. «Il gioco viene usato come mezzo per risolvere in modo facile situazioni drammatiche determinate da altre cause», sostiene Marcotuli, per il quale le perdite ai videopoker diventano una sorta di copertura, una scusa. Il distributore se la prende con i baristi, che imporrebbero ai fornitori di macchinette metodi sempre più spregiudicati e sarebbero i veri sfruttatori dei giocatori compulsivi. Per contenere il fenomeno, a detta di Marcotulli, basterebbero alcuni semplici accorgimenti. «Le slot vanno messe davanti al bancone del bar e non in angoli appartati e coperti», sottolinea, «perché il ludopatico si vergogna di giocare di fronte a tutti». Il numero dei videopoker nei bar, inoltre, andrebbe limitato. «Ne bastano uno o due per soddisfare il cliente o il passante che vogliono passare un po’ di tempo giocando», spiega, «ma sono i baristi che ci chiedono di avere dieci macchinette i ogni locale».

La provocazione lanciata da Marcotuli è legata a una soluzione estrema. «Facciamo installare le slot solo nelle sale giochi», afferma, «che hanno orari di apertura diversi rispetto ai bar e dove casalinghe e minorenni non entreranno mai». L'altro accorgimento suggerito dal distributore è di eliminare i sistemi automatizzati, come i cambiasoldi, che facilitano i giocatori compulsivi non ponendo alcun limite al rifornimento di monete per le slot. «Sono i baristi che ci chiamano anche tre o quattro volte al giorno per ricaricare i distributori», tiene a sottolineare Marcotuli, «perché i loro clienti vogliono giocare senza fermarsi». Secondo lui, i videopoker andrebbero gestiti direttamente dai fornitori in modo da porre un limite alle giocate arrivando anche a tenere spente le macchinette in alcuni periodi. L'installazione delle slot nei bar, inoltre, andrebbe sottoposta all'effettivo rilascio di autorizzazione da parte della questura che attesti il rispetto delle norme di pubblica sicurezza. Sono queste, a detta di Marcotuli, le regole per disciplinare il gioco. «La cosa più semplice è scaricare le responsabilità sui distributori», afferma, «ma il Comune può intervenire anche con ordinanze sull'installazione delle slot».

Gennaro Della Monica

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