Il rettore: un patto per rilanciare Teramo

D’Amico propone una forte sinergia con Zooprofilattico, osservatorio astronomico e istituto Braga per essere competitivi

TERAMO. Bisogna abbandonare al “sindrome da provincia”. Superare l’atteggiamento rinunciatario tipico di chi vive realtà marginali rispetto ai poli d’attrazione - di energie, progetti e investimenti - come le grandi città.

E’ la proposta lanciata dal rettore dell’università di Teramo, Luciano D’Amico: creare forti sinergie con le eccellenze della provincia di Teramo - e quindi istituto zooprofilattico, osservatorio di Collurania e istituto Braga - per ottimizzare risorse sempre più scarse e reggere una concorrenza sempre più agguerrita. L’alternativa è scivolare, più o meno rapidamente, verso un’area grigia.

Il rettore individua tre fasi che hanno caratterizzato, e lo faranno in futuro, la vita dell’università. La prima è quella attuale, che potrebbe essere riassunta nel superamento dell’emergenza. La seconda riguarda l’immediato futuro, sintetizzata in “l’arrivo della bufera”, la terza è concatenata e può essere definita “l’alleanza con le eccellenze”.

EMERGENZA SUPERATA. D’Amico ricorda rapidamente la situazione che ha trovato al momento della sua elezione, a inizio 2013. Il 31 dicembre 2012 nel bilancio c’era un disavanzo nella parte corrente di più di 2 milioni, le iscrizioni toccavano il minimo, scendendo a 1.400 matricole (al netto delle magistrali sotto le mille), i dottorati non c’erano. «L’ospedale veterinario era nel sottoscala dell’edificio di Cartecchio ed eravamo pronti a festeggiare il terzo anno di disponibilità dell'ospedale non aperto. Eravamo tra le ultime università con la riforma del sistema ancora da attuare». In un anno e mezzo molto è cambiato. «Abbiamo avviato la razionalizzazione delle sedi, da 9 a 2», ricorda, «ad esempio a fine anno lasceremo la sede di Chiareto, appena saranno pronte le stalle a Piano d’Accio; Bioscienze lascerà Mosciano entro il 1° novembre 2015; la sede nell’ex Motorizzazione è in fase smantellamento che si completerà a ottobre, ora funziona solo il pronto soccorso veterinario». D’Amico parla dell’apertura «dell’ospedale veterinario fra i più moderni d'Europa, di cui ora stiamo allestendo le sale chirurgiche». E poi cita il potenziamento dei dottorati da zero a 42 borse, il risanamento di bilancio che vedrà il 2015 il pareggio nella parte corrente, la piena attuazione della riforma.

BUFERA IN ARRIVO. Insomma, l’università è stata messa in sicurezza. «Ma dobbiamo essere consapevoli», annuncia il rettore, «che nei prossimi mesi arriva una bufera per l'intero sistema universitario. E’ la rivoluzione del costo standard, secondo cui il finanziamento all'università non sarà più collegato solo alla ricerca e alla didattica ma anche al numero degli studenti in corso. Aspettando la bufera dobbiamo prepararci: i muri dell’università di Teramo sono meno resistenti di quelli della Sapienza o della statale di Milano. Sono in arrivo pesantissime riduzioni dei finanziamenti, i cui effetti negativi non verrebbero attenuati nemmeno dalla clausola di salvaguardia del sistema, secondo cui nessun ateneo può subire un anno superiore al 5% per anno. Ma le sfide si possono vincere se si è consapevoli dei rischi e se ci si prepara per tempo: per questo vogliamo varare la fase 2. Dopo aver messo in salvo l'ateneo bisogna ridefirne l'orientamento strategico e per un ateneo di provincia significa “sprovincializzarsi”».

D’Amico spiega molto semplicemente il suo pensiero. Oggi essere provincia significa «non essere in grado di accogliere le sfide dei cambiamenti per mancanza di ambizioni e di consapevolezza. L'eliminazione del complesso di inferiorità del nostro territorio è lo strumento che sarà utile anche all'università per mobilitare tutte le risorse e affrontare con decisione l'innovazione che i tempi richiedono».

VIA ALLE SINERGIE. L’innovazione a cui si riferisce il rettore è normativa e organizzativa. «E’ assurdo non cercare le sinergie con le altre eccellenze del territorio. Un microscopio elettronico d'avanguardia costa più di 200mila euro: perchè comprarne uno all'università e uno allo Zooprofilattico? E ancora: l'osservatorio astrononomico di Collurania ha una produttività scientifica superiore alla media nazionale: chi perde dalla mancanza di un corso di laurea che possa offrire ai giovani una formazione saldamente ancorata alla frontiera della ricerca? E poi l'istituto Braga rilascia lauree di primo e secondo livello nell’alta formazione musicale e l'ateneo ha un settore di studi musicologici: chi ne guadagnerebbe da una più stretta collaborazione? Non possiamo più ragionare con schemi napoleonici di compartimentazione non più giustificata dal dinamismo e dalla complessità della ricerca, della formazione e dell'economia. Nè dobbiamo necessariamente immaginare un super-istituto che inglobi le migliori eccellenze del territorio, ma tutti insieme accettare la sfida del dissolvimento delle attuali istituzioni e l'evoluzione in uno o più organismi che siano in grado di esaltarne le sinergie. La difesa del campanilismo che spesso nasconde la difesa di privilegi personali deve essere combattuta con forza riscoprendo l'orgoglio di rischiare nel proporre nuovi assetti, nuovi obiettivi, più ampie ambizioni. Tutto questo oggi è possibile perchè le tecnologie ci consentono di essere al centro del mondo anche a Teramo: la posizione di centralità dipende solo dalla capacità di “pre-vedere” l'evoluzione del mondo e avere l'ambizione di prepararsi per tempo».

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