Il suo ultimo progetto: creare lavoro per i giovani

L’intervista al “Centro” di un mese fa è il testamento morale: «Serve un accordo per derogare dai contratti nazionali e così attirare investitori che assumano»

TERAMO. E’ ancora viva l’immagine della sua figura imponente che si staglia sulla porta della redazione. Il sorriso aperto e il loden blu. L’ultima intervista a Salvatore Di Paolo, raccolta poco più di un mese fa, diventa il suo testamento morale a una provincia che ormai considerava una seconda patria.

Il pallore del viso e la voce che a tratti si fa più flebile, unico indizio di una malattia che non è riuscita a fiaccare il suo spirito. Il presidente è preoccupato per «la situazione drammatica» del sistema produttivo. «I politici sono distanti da quelli che sono i problemi del Paese, è preoccupante: la gente è esasperata, ci sono problemi sociali seri», commenta.

Indica anche quali sono le priorità su cui agire per invertire la tendenza. Parla della necessità di agire sul cuneo fiscale e quindi abbattere il costo del lavoro. E, a livello locale, parla della necessità di rilanciare il protocollo d'intesa per la Val Vibrata, mai decollato. Ma il presidente ripropone anche un suo progetto che un anno fa suscitò molte polemiche e fu stroncato dai sindacati: «Ho proposto alcune deroghe ai contratti nazionali per dare più spazio ai giovani. In realtà penso che se questi problemi non li risolviamo tutti assieme, magari mettendoci dentro qualche banca, come possiamo uscire dalla crisi? Non si riesce a fare fronte comune: di fronte a eventi eccezionali bisognerebbe fare azioni eccezionali, che possono essere non gradire a livello nazionale, ma che potrebbero portare risultati a livello locale».

Il riferimento è alla proposta di derogare «su cose concrete come la flessibilità dell’orario o una modifica delle giornate di ferie, con una contropartita in denaro legata agli obiettivi». A febbraio dell’anno scorso Di Paolo lanciava il guanto: «Sfido i sindacati a sedersi a un tavolo a parlare di sviluppo e occupazione giovanile, il vero dramma di questo momento». Una serie di proposte «per attrarre nuovi investimenti nella nostra provincia. E offrire, a chi vuole investire qui, opportunità che possano creare un clima favorevole. Su questo bisogna aprire un confronto con i firmatari del protocollo e, in maniera chiara, dire a tutti, quindi anche a noi stessi, che occorre rinunciare a qualcosa per favorire un’inversione di tendenza. Non si tratta di cancellare diritti, ma a fronte di nuovi investimenti, di nuova occupazione, maggiore competitività delle imprese, maggior salario, penso sia possibile predisporre un accordo quadro che possa derogare al contratto collettivo di lavoro su alcuni punti». Proposte accolte con freddezza dai sindacati, allora. E non raccolte un mese fa. Un’ultima indicazione la rivolge alla futura giunta regionale: «tagliare il peso fiscale sulle imprese e la spesa improduttiva regionale, destinare ulteriori risorse a ricerca e infrastrutture e riorganizzare l'apparato burocratico con un alleggerimento degli adempimenti». (a.f.)

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