Inferno di fiamme e fumo in tre palazzine dell’Ater

In piena notte il fuoco si estende da un motorino ad altri scooter e al portico Densa nube invade le abitazioni, i 50 residenti salvati da polizia e vigili del fuoco

TERAMO. Sedici famiglie sfollate, 9 intossicati in maniera non grave, una cinquantina le persone rimaste senza casa dopo il drammatico incendio che la notte tra lunedì e martedì ha devastato 3 blocchi di una palazzina Ater in via Giovanni XIII a Colleatterato Basso.

L’INFERNO DI FUOCO. A scatenare l’inferno di fuoco, intorno all’1.30, il rogo doloso appiccato ad un motorino parcheggiato sotto un porticato del primo edificio, civico 22. In pochi minuti le fiamme alimentate anche dal vento – l’edificio è in un’area scoperta – si sono estese su un fronte di 50 metri bruciando altri 4 motorini (4 le auto danneggiate) e i pannelli in poliuretano, un materiale altamente infiammabile, per la coibentazione del controsoffitto del porticato. L’ondata di fuoco ha fatto esplodere i vetri dei portoni, mentre una coltre densa e tossica di fumo e fuliggine ha invaso le 3 scalinate e i 18 appartamenti. Panico tra gli inquilini, tra loro molti anziani, svegliati dal boato causato dall’incendio e costretti a fuggire in piena notte dalle proprie case. I primi a intervenire sono stati i vigili del fuoco, che hanno spento le fiamme con getti d’acqua, insieme a una volante della polizia e al funzionario di turno della questura, Ennio Falconi. Immediati anche i soccorsi del 118 con 2 ambulanze e un’automedica: 12 le persone curate sul posto, 9 quelle finite in pronto soccorso – 6 a Teramo e 3 a Giulianova – per un’intossicazione non grave. Sono state dimesse tutte ieri. Sul posto, alle 3, si è recato anche il personale dell’ufficio tecnico del Comune, dell’Ater e della 2i Rete Gas. Nelle case è stata interrotta la fornitura di energia e di gas.

LE TESTIMONIANZE. La mattina che segue la notte di terrore è ancora carica di paura per gli inquilini del condominio distrutto. Alcuni di loro hanno passato la notte all’hotel Michelangelo, una quindicina sono stati ospitati da parenti. Poi, in mattinata, di nuovo sotto casa per recuperare gli effetti personali con l’aiuto dei vigili. «Sono stata svegliata dalle urla», racconta un’anziana che vive al 3° piano, «sentivo puzza di bruciato, l’aria era irrespirabile ed era impossibile affacciarsi per le fiamme che salivano dal basso». «Sono fuggita per le scale», è la testimonianza di una vicina, «c’era tanto fumo, persone che urlavano, è stato tremendo».

LE INDAGINI. Scattate le indagini della questura per risalire al piromane che ha rischiato di provocare una strage. Non sembrano esserci infatti dubbi sull’origine dolosa dell’incendio. Alcuni testimoni avrebbero visto fuggire di corsa almeno una persona, con una maglietta bianca, subito dopo il fatto. Ma le testimonianze sono ancora da verificare. Quel che è certo è che sarà difficile scoprire il colpevole: nell’area non ci sono telecamere, l’innesco e l’accelerante non sono stati ritrovati e le altre tracce sono state distrutte dal fuoco o cancellate dall’acqua. Intanto un primo rapporto è stato rimesso al pm Laura Colica.

Fabio Marini

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