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Internet, ecco il mondo parallelo dei ragazzi

Dai questionari sottoposti a 2.500 studenti delle superiori teramane si scopre che il 44% sta 4 o più ore sul web e il 38% ha visto foto di amici nudi mentre il 54% si è collegato a siti di scommesse o pornografici

TERAMO. Dietro lo smartphone dei ragazzi teramani c’è un mondo che i genitori ignorano e dalle percentuali c’è da avere qualche timore. La maggior parte trascorre almeno 4 ore al giorno connesso a internet, si iscrive ai social network spesso mentendo sull’età ed entra in contatto con contenuti inadatti, come violenza, pornografia, pedopornografia, scommesse.

E’ quanto emerge da un’indagine condotta tra 2.500 studenti fra i 15 e i 19 anni degli istituti superiori teramani per capire con quale consapevolezza si utilizzano la rete e gli strumenti social. I risultati, la mappatura dei rischi e piccoli consigli per tenersi lontani dalle insidie sono raccolti in un vademecum che verrà distribuito oggi nella sala polifunzionale della Provincia nell’ambito di un progetto multidisciplinare pensato per il “Safer Internet day 2015”, ovvero la giornata della sicurezza legata alle nuove tecnologie che si celebra proprio oggi. Un’indagine che squarcia un velo oltre al quale spesso i genitori non vogliono guardare. Forse per non scoprire che il proprio figlio può incappare in video porno o scommesse online: dichiarano gli studenti intervistati che sono le due circostanze che si verificano più spesso nel 54% dei casi.

Non solo: il 38% dichiara di aver visto o condiviso immagini di amici nudi o in pose ambigue, mentre il 28% condividere la propria password e username con altri. «Quello della password», spiega Gianmaria De Paulis del gruppo di professionisti coinvolti nel progetto insieme all’Unicef, il Corecom e la Provincia «è una sorta di “pegno d’amore” che si rivela un’arma di ritorsione micidiale quando la storia tra fidanzati finisce». Gli adulti una bella figura non ce la fanno nemmeno con la domanda “Se riscontri situazioni anomale a chi ti rivolgi?”. Il 50% non si rivolge a nessuno, il 44% agli amici; solo il 36% ne parla con i genitori e il 3% con gli insegnanti. Segno che i cosiddetti “educatori” non rappresentano evidentemente un riferimento in caso di rischi.

Sbalorditivi anche i numeri sulle attività dei social network: Facebook la fa da padrone visto che l’utilizza 88% dei ragazzi. Spicca la percentuale sull’uso di “Ask”, un social basato sull'interazione "domanda-risposta" sulla bacheca di altri utenti. Fa dell’anonimato il suo micidiale “successo” nel 29% dei casi e proprio per questo viene ritenuto pericoloso per gli adolescenti. Spopola il sistema di messaggistica Whatsapp usato nel 95% dei casi. Da riflettere, per quel che riguarda Facebook, su quel 75% di giovani che ammette di avere tra i cosiddetti “amici” chi non conosce personalmente, e sul 53% che “chatta” con sconosciuti, fino a quel 57% che ha incontrato personalmente qualcuno conosciuto sulla rete.

Tutte questioni che non possono essere sottovalutate, per il consigliere Franco Fracassa che è tornato a sottolineare l’importanza di presidi di controllo come i nuclei di polizia postale. «Certo il vademecum è frutto di elaborazioni delle risposte dei ragazzi», conclude De Paulis, «ma appare chiaro che in questo caso, una riflessione è doverosa anche da parte degli adulti».