in diecimila

Isola, gli alpini onorano caduti e reduci, oggi la sfilata

Resi noti i numeri dell’adunata nazionale all’Aquila che ha generato una ricaduta economica di 35 milioni

ISOLA DEL GRAN SASSO. Il 24esimo raduno degli alpini dedicato alla memoria dei caduti di Russia stamattina vive il suo momento più importante con la sfilata delle penne nere – ne sono attese circa diecimila – da Isola a San Gabriele. Nel santuario gli alpini attraverseranno la porta della misericordia aperta per il Giubileo.

Isola, gli alpini ricordano i caduti di Russia
Il sacrificio degli alpini del Battaglione L'Aquila in Russia durante la seconda guerra mondiale è stato ricordato oggi con la 24^ adunata degli alpini abruzzesi, con sfilata da Isola del Gran Sasso al santuario di San Gabriele (Teramo). Più di diecimila le penne nere provenienti da tutto l'Abruzzo. (video di Luciano Adriani)http://bit.ly/1QtG19U

Ieri pomeriggio si sono vissuti momenti di emozione per la commemorazione del sacrificio degli alpini abruzzesi del battaglione L’Aquila che in Russia, tra il dicembre ’42 e il gennaio ’43, resistettero nel quadrivio insanguinato di Selenyj Jar rallentando l'offensiva sovietica. «Il battaglione L’Aquila partì con 1.800 alpini», ha ricordato Giulio Ciarelli, capogruppo degli alpini a Isola, «ne morirono più della metà; questa commemorazione ricorda tutti gli abruzzesi che si sono sacrificati, ma anche i caduti di tutte le guerre». E nel momento solenne dell’alzabandiera davanti al monumento dei caduti e degli onori al vessillo non poteva mancare chi quella guerra l’ha combattuta e ne è uscito vivo. «In Russia abbiamo vissuto l’inferno», ha raccontato con gli occhi lucidi Valentino Di Franco, oggi 93 anni, reduce di Selenyj Jar con due protesi alle gambe dopo l'amputazione per congelamento e con 14 interventi chirurgici subiti, «sono scampato a un bombardamento aereo dove sono morti tre commilitoni, uno proprio tra le mie braccia. Ogni secondo era buono per morire e pregavo San Gabriele e la Madonna di farmi riabbracciare i miei cari. La guerra mi ha lasciato ferite nell’anima». E la guerra l’ha vissuta indirettamente anche chi non c’era, ma porta dentro di sé i ricordi di un padre. «Papà di notte si svegliava di colpo e urlava», racconta Pasquale Di Luca, figlio di Francesco, reduce di Isola al quale furono amputati i piedi e che è morto pochi anni fa, «le immagini dei suoi amici che mentre camminavano al gelo, male equipaggiati e senza mangiare, morivano cadendo come pedine lo tormentavano».

La giornata si è conclusa al PalaIsola dove sono intervenute le delegazioni Ana di tutta Italia, le autorità e le istituzioni con il sindaco di Isola, Roberto Di Marco, che ha ricordato «il valore e il sacrificio degli alpini per la pace e la libertà. È stato proiettato il reportage “Dalla testa ai piedi, la marcia degli alpini per L’Aquila”, che ha ricordato l’88esima adunata nazionale svolta all’Aquila nel maggio scorso. Tre giorni che portarono nella città distrutta dal sisma del 6 aprile 2009 52mila alpini e 700mila presenze totali, generando un impatto economico di ricaduta stimabile in circa 35 milioni di euro. «L’adunata nazionale è stato il momento per riconoscere l’intervento degli alpini di tutta Italia all’Aquila», ha commentato Giovanni Natale, presidente dell’Ana sezione Abruzzi, «sia con il loro lavoro sia con la donazione di fondi che ha permesso la costruzione di 35 Map e la nuova chiesa di San Lorenzo a Fossa e ha aiutato a riportare il sorriso nella comunità aquilana scossa dai tristi ricordi di quella terribile notte».

Adele Di Feliciantonio

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