L’aereo precipitato nel Teramano Lo schianto dopo il giro della morte 

Un testimone racconta al Centro la tragedia di Sant’Omero: il commerciante pilota stava facendo un’acrobazia

SANT’OMERO. E’ il giorno del dolore. L’incidente aereo avvenuto sabato pomeriggio ha scosso diverse comunità, da quella sambenedettese a cui apparteneva la vittima - noto grossista di tessuti - a quella dell’Avioclub di Corropoli, a quella di Sant’Omero, dove il momoposto è caduto. Maurizio Sabbatini, 38 anni, di San Benedetto del Tronto, non ha avuto scampo. E’ morto sul colpo, schiantandosi con il suo ultraleggero nell’area industriale di Sant’Omero.

Il pilota era decollato intorno alle 17,35 dall’aviosuperficie di Corropoli. Sabbatini era socio dell’Avioclub e da un paio d’anni aveva conseguito l’attestato. Fino a qualche giorno fa era proprietario di un altro aereo, ma recentemente aveva acquistato un Rans S9, un aereo ad ala media costruito negli Stati Uniti. Il pilota, era ritenuto esperto, ma era al suo primo volo con il nuovo aereo. Un velivolo particolare, adatto anche a fare evoluzioni di tipo acrobatico.

E probabilmente tutto nasce da qui. Una testimonianza chiave è in grado di ricostruire gli ultimi momenti di volo di Sabbatini. Dino Sabini abita a 300 metri dal luogo dell’impatto. «Ero sul terrazzo di casa mia, sulla sdraio», racconta Sabini, «quando ho visto l’aereo, era molto in alto, lo vedevo piccolissimo, tanto che inizialmente pensavo fosse un aereo telecomandato. Poi ho visto che faceva un cerchio, in verticale. Ma ho visto che l’aereo non riusciva a risalire. Ho appena fatto in tempo a pensare “ma non riesce a riprendere quota...” che si è schiantato al suolo. Ho chiamato subito il 118 e i carabinieri, ma avevo scarse speranze che il pilota fosse vivo: il botto era stato tremendo. E’ stato terribile, ho visto in diretta la morte del povero ragazzo». Probabilmente il pilota, da tutti considerato esperto, stava facendo un loop, l’evoluzione più conosciuta e praticata, altrimenti detta “il giro della morte”: si tratta in sostanza di un cerchio eseguito in senso longitudinale.

«Ero a casa», racconta il sindaco di Sant’Omero, Alberto Pompizi, «io abito a circa 500 metri dal luogo dell’incidente. Ho sentito un boato, non sapevo che cosa fosse accaduto, Poi mi hanno avvisato dell’incidente aereo, penso che il pilota abbia fatto di tutto per evitare le case, ce ne sono di vicine, e cadere nell’area industriale che in quel momento era deserta, proprio di fianco alla Mivv».

Dai resti del monoposto- chiamato dal pilota “The black sheep”, cioè La pecora nera- emerge che l’aereo era in picchiata: i danni sono tutti nella parte anteriore, al motore e all’elica, mentre la carlinga è parzialmente integra. I rottami sono ancora nell’area industriale. Ora il sostituto procuratore Laura Colica dovrà nominare dei tecnici per fare una perizia, in modo da escludere un’avaria. E darà l’incarico a un anatomopatologo di eseguire l’autopsia sul corpo del pilota, che attualmente è all’obitorio dell’ospedale di Sant’Omero. Presumibilmente, da quanto è emerso da una prima ricognizione, Sabbatini - che lascia la moglie e due figli - è morto per un grave trauma toraco-addominale. Ha aperto un’inchiesta anche l’Aeroclub d’Italia.

L’incidente è avvenuto alle 18 circa, l’ultimo contatto radio Sabbatini l’aveva avuto con il presidente dell’Avioclub, Remo Dezi, alle 17,55.

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