L'appello: "La Asl di Teramo assuma i precari storici"

Sono una ventina di operatori sanitari, perlopiù logopedisti e fisioterapisti precari da 10 anni e oltre. La Cgil: la Regione è uscita dal commissariamento, si possono stabilizzare

TERAMO. Lavorare per anni per lo stesso ente ma essere precari. Sembrerebbe un controsenso, ma è una realtà. Fatta di ansia per il futuro, di impossibilità a programmare la propria vita.

La Fp Cgil rivolge dunque un appello al presidente della Regione Luciano D’Alfonso, all’assessore alla sanità Silvio Paolucci e al direttore generale della Asl Roberto Fagnano perchè vengano stabilizzati i venti precari storici della Asl. «Si tratta di personale che lavora da 10 anni e più con la Asl», esordisce il segretario della Fp Cgil Amedeo Marcattili, «sono perlopiù logopedisti, fisioterapisti e ci sono anche un paio di impiegati, i cui contratti vengono rinnovati di anno in anno o di 6 mesi in 6 mesi. Da tempo ne chiediamo la stabilizzazione».

La Cgil sosteneva che l’operazione fosse possibile anche durante il piano di rientro, ma adesso che l’Abruzzo è uscito dal commissariamento torna all’attacco. «Tutti i precari storici hanno i requisiti di cui alle leggi finanziarie 2006/2007, in ogni caso si tratta di lavoratori che vivono una situazione di precariato decennale, sempre addetti agli stessi reparti e o mansioni, coprendo di fatto vuoti di organico», scrive Marcattili, «Con delibera n° 1012 del 22/09/2008 la Ausl di Teramo si è espressamente impegnata alla stabilizzazione di questi oggetti, con il commissariamento la procedura ha subito un arresto, a nostro parere del tutto illegittimo. Tenuto conto che la Regione Abruzzo è uscita dal commissariamento non si intravedono più ostacoli affinchè vengano messe in atto tutte le iniziative volte a dare risposte ai lavoratori interessati».

Marcattili cita anche tutta una serie di riferimenti normativi, fra cui il decreto legge 101/2013 e il decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 6 marzo 2015 ma anche alcune risoluzioni adottate da altre Regioni come la Toscana, le Marche e anche l’Emilia Romagna. «Alla luce di quanto evidenziato», aggiunge il segretario della Cgil Funzione pubblica, « la stabilizzazione non è in contrasto con le normative vigenti e appare quale unico rimedio per garantire la continuità e l'efficienza dei servizi espletati, oltre che scongiurare eventuali contenziosi». Da qui l’invito a D’Alfonso, Paolucci e Fagnano «ad adempiere per quanto loro di competenza, nel più breve tempo possibile, disponendo tutti i provvedimenti per la soluzione del problema, in caso contrario metteremo in campo tutte le iniziative che riterremo opportune per la difesa dei diritti di tutti i lavoratori interessati e dei cittadini fruitori dei servizi».

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