L’auto in fuga perché c’era un sorvegliato

Il fratello della rom morta era alla guida ma non poteva muoversi dalla sua residenza, è indagato con due medici

TERAMO. I primi perchè di quella folle corsa iniziata dopo aver incrociato una macchina dei carabinieri prendono corpo nelle indagini dei carabinieri: alla guida c’era D.D.R., un rom 46enne sorvegliato speciale che aveva l’obbligo di rimanere nel suo comune di residenza. L’inchiesta sul drammatico incidente di Campli, con la lancia Y dei nomadi che invade la corsia opposta e si schianta contro un’altra macchina con una famiglia a bordo, diventa un fascicolo per omicidio colposo. Quello di Elena Di Rocco, la rom di 43 anni che era nell’auto guidata dal fratello e che è morta all’ospedale Val Vibrata qualche ora dopo lo scontro: il pm Luca Sciaretta ha indagato il conducente della vettura e due medici dell’ospedale di Sant’Omero. Per i due professionisti un atto dovuto in presenza di un esame irripetibile come quello dell’autopsia che, sempre su delega del magistrato, è stata eseguita ieri pomeriggio da un anatomopatologo dell’università di Foggia.

Dai primi risultati dell’esame sembra che la donna sia morta per la grave emorragia interna conseguenza del violento impatto e che non ci siano state colpe mediche di nessun genere : nell’urto con l’altra vettura Elena Di Rocco, che era seduta sul lato passeggeri, è stata sbalzata fuori dall’abitacolo. Un colpo violento che le ha provocato gravissimi traumi.

E ieri pomeriggio all’ospedale di Sant’Omero si sono radunati decine di nomadi arrivati da tutta la regione per esprimere la loro solidarietà alla famiglia di Rocco. Elena era la figlia di Fiorello, conosciuto esponente della comunità rom deceduto l’anno scorso. Al termine dell’autopsia la salma della donna è stata riportata nella sua abitazione del quartiere dell’Annunziata, nella zona sud di Giulianova, dove domani mattina si svolgeranno i funerali.

Intanto i carabinieri della stazione di Campli, guidati dal luogotenente Marino Capponi, continuano a raccogliere testimonianze nel tentativo di illuminare tutti i punti bui. Qualcuno ha raccontato di aver visto uno dei quattro occupanti della Lancia Y dei rom lanciare qualcosa fuori dal finestrino. Forse un involucro. Che fosse il bottino di qualche furto nella zona? Le ricerche dei militari che, hanno passato al setaccio tutta l’area dell’incidente, non hanno dato risultati: non è stato trovato nessun involucro. Nè nelle ultime ore sono state presentante denunce di furti messi a segno in quella zona o in zone limitrofe.

E’ stata invece identificata l’altra rom che era nella macchina e che, una volta arrivata al pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Omero per essere sottoposta a degli accertamenti subito dopo l’incidente, è fuggita. Anche lei era sottoposta al regime di sorveglianza speciale e anche lei al momento dell’incidente avrebbe dovuto trovarsi nel suo comune di residenza e non su quella macchina.

Nel drammatico scontro di venerdì mattina sono rimasti feriti in sei: i tre occupanti della Lancia Y e i tre dell’altra vettura. Fortunatamente le loro condizioni non sono gravi: tutti hanno riportato prognosi variabili da sette a quindici giorni. (d.p.)

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