L’ira di bar e ristoranti «Persi migliaia di euro»

Anche molti negozi di alimentari hanno dovuto gettare la merce deperibile Le associazioni di categoria annunciano una raffica di richieste di risarcimenti

TERAMO. Parrucchieri senz’acqua calda, macellerie piene di carne invenduta poiché impossibile da cucinare, prenotazioni a picco per i ristoranti per il pranzo di Pasqua. E’ il quadro di un colpo alla microeconomia, quello inferto dalla mancata erogazione del gas di questi giorni, che ha flagellato ristorazione e commercio.

I RISARCIMENTI. Le associazioni di categoria non stanno a guardare e mentre qualcuno invoca class action, altri contano i danni in attesa di conoscere con certezza cause e responsabilità. E’ il caso di Confesercenti Teramo e del coordinatore cittadino Giancarlo Da Rui che chiede all’amministrazione di conoscere le cause precise del danno ma anche di schierarsi accanto ai commercianti per azioni di risarcimento contro il distributore: «Ancora non sappiamo se chiedere un risarcimento in termini di erogazione gratuita o in denaro, quel che è certo è che qualcuno dovrà pur rimborsare i danni all’utenza commerciale». Preferisce aspettare la fine dell’emergenza, Giammarco Giovannelli, vicepresidente di Confcommercio che sottolinea come per ora sia prioritario garantire la messa in sicurezza del processo di fornitura ma anche fare attenzione a dare informazioni tempestive e aggiornate agli esercenti che vanno messi in grado di fronteggiare al meglio l’emergenza da parte delle autorità competenti.

LE TESTIMONIANZE. Qualcuno difatti non è stato danneggiato, come i panifici dotati di forno a legna che hanno fatto ottimi affari anche in virtù dell’incetta di pane fatta dai teramani preoccupati dall’impossibilità di cucinare, ma altri panificatori sono rimasti a braccia conserte. Meglio è andata anche a quei ristoratori che sono riusciti trovare alternative per cucinare. Paolo Pompa del Cantinone per cucinare il pranzo pasquale userà le attrezzature in dotazione nella vecchia Locanda del Pompa a Campli, e farà piccole variazioni sui menù, mentre il titolare del Roxy Bar e self-service Piergiuseppe De Iuliis si è attrezzato per cucinare in casa e trasferire le pietanze da servire al bar in contenitori riscaldati. «Questo non basta a risarcirmi per quello ho perso venerdì sera», spiega De Iuliis, ho pagato una band per una serata di musica dal vivo che avevo organizzato a partire dall’ora dell’aperitivo, ma dalle 19,30 in poi mi sono dovuto arrangiare nell’impossibilità di cucinare e riscaldare i pasti». E’ stato costretto a mandare via, giovedì sera, 12 clienti anche il ristoratore della cantina di Porta Romana Marcello Schillaci che per non dover subire anche l’emorragia nei giorni di Pasqua e Pasquetta si è organizzato con le bombole a gas. Stuzzichini alternativi ha proposto anche Gianni Ciardelli, titolare dell’Assenzio il quale, coi fornelli spenti, si è visto costetto a buttare una spesa di pesce per l’aperitvo serale di 500 euro. Infuriato anche Salvatore Bucciarelli, titolare della Panetteria del Corso ma anche della braceria di fronte “Porta Reale”: «La sera dell’interruzione ho arrangiato con qualche pizza cotta con il forno elettrico, ma non ho potuto fare il pane il giorno successivo e ho perso completamente le prenotazioni che avevo ricevuto per il ristorante che sono costretto a lasciare chiuso nei giorni festivi perdendo, tra le due attività, un incasso che sfiora gli 8 mila euro». Ha dovuto buttare un intero frigorifero di pesce fresco e disdire tutte le prenotazioni il ristorante “Posto 10” di via Porta Carrese. «Ora è il momento di gestire il pronto intervento», ha concluso Giovannelli, «ma sicuramente qualcuno dovrà dare risposte a un’economia che con questo disservizio ha perso un’ulteriore boccata d’ossigeno, vitale in questa fase di crisi».

Tra l’indignazione degli esercenti e chi si organizza come può c’è Federconsumatori che alza l’ascia di guerra. «Nessuno pensi di cavarsela con comunicati generici o di circostanza», ammonisce il presidente Ernino D’Agostino, «Il soggetto gestore della rete ha il dovere di fare chiarezza sulle cause del "black out". Come associazione intanto siamo pronti a ogni azione di tutela degli utenti, nelle forme consentite dalle norme vigenti». Gli interessati (in particolare esercenti e titolari di attività produttive) sono invitati a documentare i danni subìti e a recarsi dopo le festività pasquali negli sportelli di Federconsumatori di viale Crispi 201. Identica iniziativa la sta mettendo in atto l’Adiconsum, che si annuncia disponibile a fornire assistenza legale ai danneggiati.

Marianna De Troia

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