L’ultimo saluto di Poggio Cono a Piero

Centinaia di persone ai funerali del 29enne travolto dal trattore. La messa funebre concelebrata da quattro sacerdoti

TERAMO. Sulla bara avvolta in un manto di fiori rossi e bianchi c'è anche la foto di Pietro Contrisciani e Stefania Di Luco, abbracciati. Lei con abito nero elegante, lui vestito di chiaro. Sorridono.

Così la giovane moglie del 29enne di Cerreto, travolto lunedì scorso dal suo trattore mentre stava lavorando la terra di proprietà della famiglia a Poggio Cono, ricorderà il ragazzo dal viso dolce che aveva scelto come compagno di vita.

C'era tutto il paese ieri mattina a salutare il ragazzo. La chiesa di San Rustico, a Cerreto, è troppo piccola per contenere tanta partecipazione. E così la gente, i parenti, gli amici ma anche tanti semplici conoscenti e compaesani si sono accalcati all’esterno, aspettando in silenzio l’arrivo della bara.

Il ragazzo era il primogenito di una famiglia molto conosciuta e benvoluta nella zona. Il padre gestisce, insieme ai due figli (oltre a Piero anche, Riccardo, il più piccolo), un'azienda che cura il giardinaggio per enti pubblici e per privati. Tanti i lavori eseguiti per conto del Comune, dove conoscevano bene Piero. E tra la folla c'era anche il consigliere Domenico Sbraccia, uno dei primi a soccorrerlo quando è avvenuto il drammatico incidente; e poi Vincenzo Di Marco, sindaco di Castellalto, paese d'origine di Stefania. «Una disgrazia difficilmente accettabile», ha commentato Sbraccia, facendosi interprete del sentimento di tante persone.

Lunga e silenziosa la cerimonia, concelebrata dal parroco di Cerreto, Don Delfino Reggimenti, e da don Nicola, che ha sposato Piero e sua moglie a giugno. Al loro fianco anche don Cristian Cavacchioli, che sostituirà don Delfino in procinto di lasciare la parrocchia di Cerreto tra poche settimane, e don Emilio, viceparroco di Villa Mosca, dove la coppia era andata a vivere subito dopo il matrimonio. I due giovani avevano coronato così un sogno, dopo un fidanzamento durato più di quattro anni. A Poggio Cono Piero era molto legato, continuava ad andarvi tutti i giorni per curare l'azienda di famiglia e gestire le terre.

All'inconsolabile Stefania si è rivolto don Delfino citando una delle parabole più intense di San Matteo. «Mi rivolgo a voi», ha detto rivolgendosi alla moglie di Piero e alla mamma Mina, «perché per voi è la prova del dolore che si supera soltanto avendo fede». E poi, a Stefania in particolare: «Devi continuare a vivere per questo nostro fratello che non c'è più, devi avere fede e avvicinarti a Cristo che in Croce è morto per noi». E l’invito a pregare. «Prega leggendo le parole del Vangelo: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua, perché chi vorrà salvare la sua vita la perderà, ma chi perderà la sua vita per me e per il Vangelo la salverà'».

L’ultimo saluto a Piero è avvenuto così, sotto il cielo terso di Cerreto, con Stefania china a baciare un’ultima volta la bara, e le parole di speranza di don Delfino: «Nel dolore pensiamo che Dio non sia intervenuto quando lo abbiamo invocato, invece se crediamo in Lui anche se morto Piero vivrà e la vita si rinnoverà. Il Signore asciugherà le lacrime se accettiamo di seguirlo e di abbracciare la nostra Croce».

©RIPRODUZIONE RISERVATA