La scure dell’Enel sulla sede di Teramo

Allarme di Mariani (Pd) sul piano di accorpamento all’Aquila. I sindacati: la “zona” potrebbe essere dimezzata

TERAMO. Avviata l’ennesima spoliazione di servizi e uffici a Teramo. La storia è quella che si ripete da quasi due decenni e questa volta protagonista è l’Enel. In effetti si tratta di una saga, visto che l’Enel ha operato già pesanti tagli in provincia nel 1998 e nel 2000. Ma quello attuale potrebbe essere il colpo di grazia.

A lanciare l’allarme è il capogruppo del Pd in Regione Sandro Mariani, che ha presentato l’altroieri in consiglio una risoluzione, approvata all’unanimità (anche dal M5S) in cui si parla del “riallineamento organizzativo” che prevede in Abruzzo una contrazione pari al 50% dei presidi territoriali, ben superiore alla media nazionale del 33%. «Si tratta di una penalizzazione importante», sottolinea Mariani, «che investe il nostro territorio sia da un punto di vista dei servizi che sotto il profilo occupazionale». Il nuovo assetto tecnico del servizio Infrastrutture e Reti di Enel dovrebbe passare attraverso l'accorpamento della “zona” di Teramo con L'Aquila e di Pescara con Chieti, oltre a quello di diverse unità operative che ad oggi presidiano territori difficili da un punto di vista orografico o dove c’è una particolare concentrazione di attività produttive che necessitano di un'idonea qualità del servizio. «Non possiamo tollerare», continua Mariani, «che nel nostro territorio si creino cittadini di serie A e di serie B nel godere di un servizio che pagano allo stesso modo, né tantomeno che le preziose imprese, che insistono nei nostri distretti produttivi risentano del calo del personale, già martoriato dai tagli imposti dalla legge Fornero».

In sostanza Teramo, con le sue 200mila utenze e 4.200 chilometri di linee elettriche, verrà accorpata all’Aquila che ha 255mila utenze e reti per 8.600 chilometri. La fusione comporterà anche una sensibile riduzione del personale. «Tutto deriva da una procedura di mobilità per 5mila dipendenti in tutta Italia, a fronte della quale sono state assunte solo 1.300 nuove unità», spiega Emidio Angelini della Uiltec Uil, che segue la vertenza con Giovanni Di Filippo della Filctem Cgil e Luciano Lanci della Flaei Cisl, «il timore è che la sede di Teramo venga più che ridimensionata: di cifre certe non ce ne sono, ma si dice che gli 80-85 addetti attuali si potrebbero ridurre della metà. La sede è a rischio, tenendo conto che ha già subito un forte ridimensionamento soprattutto di amministrativi, andati in pensione e non rimpiazzati. Peraltro ulteriori esodi sono previsti entro la fine dell’anno». Tagli possibili, secondo il sindacalista, anche nelle squadre di reperibilità, che devono intervenire nelle emergenze.

«Qualsiasi esigenza di risparmio non può essere tale da giustificare i disservizi che si creerebbero inevitabilmente con questi tagli», aggiunge Mariani, «il tutto avviene in una regione, e in una provincia, che danno tanto all’Enel. A fronte dei ricavi ci sentiamo in diritto di chiedere alla società di spendersi, come altrove in Italia, anche a favore del territorio e della collettività abruzzese. Sono pronto a dare battaglia, potremmo anche ridiscutere il canoni idrici che l’Enel deve pagare alla Regione per l’utilizzo delle risorse naturali, se questa società non guarderà alle esigenze del territorio. D’altronde non si capisce perchè in Abruzzo, secondo il piano, ogni “zona” raccoglierà circa 450mila utenze e in altre regioni ci sono “zone” anche da 230-240mila. Ora il presidente Luciano D'Alfonso aprirà un tavolo di confronto con i dirigenti Enel: siamo convinti che l’Enel capirà la situazione, essendo peraltro una realtà sensibile e all'avanguardia».

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