La Straferro coinvolta in un caso di camorra

Dietro l'annullamento dell'appalto del teatro un'intercettazione della procura di Napoli

TERAMO. La parola chiave è «Soa». Dietro questo acronimo, che significa "società organismo di attestazione", il lasciapassare per i grandi appalti pubblici, si nasconde il motivo dell'annullamento improvviso e inaspettato del mega appalto del teatro di Teramo.

Il sindaco Maurizio Brucchi ha dato l'annuncio shock 48 ore fa. Il prefetto di Ascoli gli ha imposto il silenzio. Brucchi non può rivelare nulla del perché la Straferro di Centobuchi non realizzerà più opere per 43 milioni a Teramo. C'è un motivo. Lo stop all'impresa che avrebbe dovuto costruire il nuovo teatro con 800 posti, abbattere il vecchio stadio comunale, per il quale gli ultrà avevano raccolto 5mila firme per un referendum, e costruire palazzi, è legato a un'inchiesta della procura antimafia di Napoli.

Per i magistrati che combattono la camorra, la ditta che ha vinto il project financing di Teramo, annullato venerdì dopo la comunicazione del prefetto, è la stessa che avrebbe aiutato, o avrebbe potuto farlo, un potente clan della camorra. La procura parla del clan Stolder che avrebbe preso contatti con la Straferro per ottenere, in subappalto, i lavori di un tratto della Salerno Reggio Calabria, grazie proprio a un'attestazione Soa che la ditta marchigiana, a differenza delle imprese della camorra, poteva vantare.

Parte da qui il provvedimento di "interdizione tipica", di 17 pagine, circostanziate e coperte dal segreto, che il prefetto ascolano ha comunicato a Brucchi, obbligandolo a rescindere immediatamente il contratto con l'impresa di Centobuchi, unica concorrente del progetto che avrebbe cambiato il volto alla città.

Ma come ha fatto la procura di Napoli a tirare in ballo la Straferro? Se chiedi a Brucchi se ha mai nutrito sospetti, non può che risponderti che il certificato antimafia dell'impresa marchigiana non ha pecche. Così è. Ma non poteva immaginare che dal 23 settembre scorso, cioè da un'epoca recente, il nome dell'impresa compare nelle pagine di una corposa ordinanza di custodia cautelare, per associazione a delinquere di stampo mafioso, firmata dal giudice per le indagini preliminari Isabella Iaselli che ha portato all'arresto di 30 persone collegate al clan di Raffaele Stolder. Chi è Stolder?

E' un camorrista che, riottenuta la libertà dopo 16 anni, e approfittando del vuoto di potere creatosi a Napoli nel comprensorio della Duchesca, Forcella e Maddalena (per arresti e pentimenti di componenti dei clan Giuliano, Mazzarella e Misso), ha preso il controllo delle attività economiche con una serie di delitti: rapine, traffico di droga, armi, punti scommesse, contrabbando, riciclaggio di denaro, trasferimento fraudolento di valori e appalti. Arriviamo così al passaggio chiave dell'ordinanza: una telefonata intercettata, alle 12,48 del primo ottobre 2008, sull'utenza di uno dei trenta arrestati, Franco Vallefuoco, che contatta un soggetto chiamandolo «Zio», al quale dice che gli sta passando al telefono una persona di Casal di Principe, suo socio in Italia.

La persona che interviene al telefono si presenta come Franco Di Tella, un altro dei 30 arrestati. I due parlano dell'appalto sulla Salerno Reggio Calabria del valore di 56 milioni. E concordano di incontrarsi a San Benedetto del Tronto per trattare la questione. Lo Zio dice che gli presenterà una terza persona che provvederà a richiedere la Soa, l'attestazione per partecipare all'appalto pubblico, e gli spiega che questi: «E' anche titolare di una ditta per la fornitura del ferro, a nome Straferro Centro Italia, ed anche di società denominate Sofer ed Italferro Carpenteria». Così scrive la procura mentre il prefetto avvisa Brucchi che azzera tutto e annuncia che se Teramo avrà un teatro sarà quello vecchio ristrutturato.

E mentre ieri Manola Di Pasquale, l'avvocato del Pd, accusava il sindaco di «arroganza e superbia» per le 5mila firme «buttate nel cestino»; di «incapacità ad ammistrare» e di «ennesimo fallimento», e affermava «se il progetto era tanto valido e vincente, perché pensare ad altro, basta cambiare il partner privato, no!», Brucchi le ribatteva a distanza: «Non c'è tempo per un nuovo project financing». E il vecchio stadio che fine fa? La risposta arriva subito. Brucchi e il presidente del Teramo, Luciano Campitelli, si sono già incontrati e messi d'accordo. Il comunale andrà alle giovanili biancorosse oltre che al rugby. Così tutto torna come prima. Come se nulla fosse mai accaduto.

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