«La vasca non era sicura»

Chiuse le indagini sulla morte del ragazzino annegato.

TERAMO. Quei vasconi non erano adeguatamenti protetti e quindi non erano sicuri: è questa, in sintesi, la conclusione delle indagini sulla morte di Lorenzo Di Patrizio, lo studente di 14 anni annegato nel serbatoio del Consorzio per lo sviluppo industriale, a Carapollo. La ricostruzione della tragedia di luglio è in un rapporto che nei giorni scorsi la polizia ha rimesso sul tavolo del sostituto procuratore Bruno Auriemma, titolare del caso. Tutto è ancora avvolto in uno stretto riserbo, ma le indiscrezioni che trapelano disegnano una realtà in cui le norme di sicurezza non sarebbero state del tutto rispettate per la gestione di quegli impianti, adibiti a serbatoio del Consorzio per lo sviluppo industriale. Le grosse vasche sono recintate, ma si tratta di una protezione che tutti possono scavalcare, tanto che in molti vanno anche pescare nel serbatoio.

Uno dei paletti di cemento della recinzione, inoltre, è rotto ormai da tempo senza che nessuno sia intervenuto per sistemarlo ed è proprio da uno di questi varchi che il 20 luglio scorso il giovane studente e i suoi tre amici sono entrati, così come molto probabilmente avevano già fatto in altre occasioni. A volte per pescare, a volte per bagnarsi i piedi e trovare refrigerio dall’afa estiva. Le indagini fatte dalla polizia confermano che si è trattato di un incidente: il ragazzo è annegato per una tragica fatalità. Quel giorno i tre ragazzini che erano con il 14enne hanno raccontato di un pomeriggio trascorso insieme a giocare prima al campo di calcetto di Villa Pavone, dove tutti vivono, e poi in quei vasconi che si trovano all’ altezza dello svincolo delle Teramo-mare.

E proprio da qui i quattro ragazzini sono entrati. Hanno raccontato che si sono tolti le scarpe e hanno messo i piedi nell’acqua per rinfrescarsi. Poi Lorenzo si è aggrappato al muretto, forse nel tentativo di far vedere agli amici come si teneva in equilibrio. E’ stato un attimo. In pochi istanti i tre amici lo hanno visto scomparire nell’acqua. «Diceva che sapeva nuotare», hanno raccontato, «ma ad un certo punto ci siamo accorti che annaspava ». Uno di loro ha cercato di riprenderlo, ma senza riuscirci. Poi le loro urla disperate hanno richiamato l’attenzione di un pescatore della zona che si è buttato nel tentativo di salvarlo. Ma è stato tutto inutile. Per il giovane studente, appassionato di calcio e con tanti sogni, non c’è stato nulla da fare. Ora sarà il magistrato, dopo il rapporto della polizia, a stabilire se quel dramma poteva essere evitato.