Le donne filmate vogliono un mega risarcimento

Atri, l'istruttore imputato è ancora un delegato del Coni provinciale

ATRI. «Come parti civili chiederemo il massimo della pena e un risarcimento milionario, quantomeno simbolico. Perché quello che è successo non è augurabile ad alcuna donna». A parlare è Manola Di Pasquale, l'avvocato teramano che rappresenta una ventina delle circa quaranta donne di Atri e dintorni che hanno presentato querela contro Amicangelo Capanna Piscè. L'uomo, 51 anni, di Atri, docente di sostegno nella scuola secondaria e all'epoca dei fatti istruttore di nuoto nella piscina comunale, è stato citato a giudizio dal pm Davide Rosati con l'accusa di interferenze illecite nella vita privata: un reato punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Secondo l'accusa, utilizzando telecamere nascoste negli spogliatoi della piscina, avrebbe filmato per anni - forse dieci - donne di tutte le età (anche minorenni) che si facevano la doccia. Poi avrebbe raccolto il materiale filmato in decine di cassette catalogate a seconda delle varie tipologie con tanto di nomi e cognomi: donne brune, donne bionde, ragazze minorenni. «Non è escluso che buona parte di questo materiale sia stato venduto», dice ancora Manola Di Pasquale, «e circoli su internet».

Capanna Piscè, che nel 2009 venne arrestato con l'accusa di produzione e detenzione di materiale pedopornografico ed è poi stato condannato per la sola detenzione, da tempo non è più istruttore di nuoto nella piscina di Atri. Il suo nome, tuttavia, compare tuttora nel sito web del Coni provinciale come delegato della Fipm (federazione italiana pentathlon moderno). (d.v.)

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