Le resta un filo nel tendine dopo l’intervento 

Donna di Martinsicuro non riesce a guarire ed è costretta a operarsi altrove: adesso chiede i danni alla Asl

MARTINSICURO. Si era sottoposta ad un intervento chirurgico al tendine di Achille all’ospedale Val Vibrata di Sant’Omero, ma nonostante un secondo intervento, a distanza di alcuni mesi, aveva continuato ad accusare dolore e febbre. L’odissea di una donna di Martinsicuro di 54 anni, si è conclusa in una clinica del nord nell’agosto del 2016 dove l’equipe di chirurghi, sottoponendola a un terzo intervento, ha trovato all’interno del tessuto tendineo un grosso filo proveniente dalla precedente operazione. Da qui l’avvio da parte dell’avvocato Ciro Iaconi di Roseto, legale della paziente, dell’azione giudiziaria per chiedere il risarcimento dei danni alla Asl.
La brutta avventura della 54enne inizia il 18 novembre 2015 quando, a seguito di una sospetta rottura del tendine di Achille della gamba destra, si reca al pronto soccorso dell’ospedale Val Vibrata di Sant’Omero. Dopo cinque giorni la donna viene sottoposta dal reparto nel reparto di ortopedia e traumatologia a “tenorrafia T.T.”, ovvero la sutura del tratto terminale del tendine, che è reciso. Alla donna, in conseguenza dell’operazione, viene prescritto un periodo di riposo assoluto di 30 giorni e, come prescritto dai sanitari, in data 2 dicembre e 7 marzo, esegue le previste medicazioni. Ma fin dai giorni successivi all’operazione, la donna comincia ad accusare febbre e forte dolore alla gamba destra. Tant’è che il 10 marzo si sottopone ad ecografia alla caviglia destra dove vengono evidenziati, dalla radiologa dell’Inail, «diffusi fenomeni reattivo-infiammatori dei tessuti molli superficiali e profondi del comparto postero inferiore di gamba ed in sede periarticolare con estensione al tessuto adiposo del triangolo di Kagher con versamento intrarticolare». Il 1° aprile, in considerazione delle peggiorate condizioni della paziente, il reparto di ortopedia provvede ad eseguire un intervento di “courettage” collegato sempre alla situazione critica della ferita. Da qui altre cure farmacologiche senza alcun esito. La donna decide quindi di rivolgersi all’istituto Codivilla Putti di Cortina, dove viene ricoverata il 22 agosto 2016 e successivamente sottoposta ad intervento per la sussistenza di una infezione diffusa e produzione di pus della ferita. Nel corso dell’intervento l’equipe medica del Codivilla trova all’interno del tessuto un abbondante grosso filo proveniente dal precedente intervento al tendine. L’esito di guarigione si è avuto il 27 settembre 2016 a seguito di visita di controllo. L’avvocato Iaconi ritiene responsabile di quanto accaduto alla sua cliente l’ospedale Val Vibrata di Sant’Omero a seguito dell’intervento che a suo giudizio sarebbe stato eseguito male, oltre all’imperizia mostrata nelle fasi successive. Il legale ha avanzato richiesta di risarcimento dei danni morali, biologici, patrimoniali, estetici ed esistenziali.
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