Malavolta: «Ora via alle denunce penali per revocare le vendite e riavere i beni»

«Il tribunale di Teramo è un mondo a parte, quando si esce da Teramo la giustizia è lenta ma funziona». È tranciante come al solito il giudizio di Mario Malavolta (nella foto), che insieme al...

«Il tribunale di Teramo è un mondo a parte, quando si esce da Teramo la giustizia è lenta ma funziona». È tranciante come al solito il giudizio di Mario Malavolta (nella foto), che insieme al fratello Andrea lotta da anni per attenuare le conseguenze del fallimento e tornare in possesso di almeno parte dei beni che erano dell’azienda di famiglia. «Cosa ci aspettiamo dopo la sentenza della Cassazione? Ci aspettiamo», continua il più grande dei figli dello scomparso patron Aristide, «che venga fatta giustizia, deve tornare in mano nostra quello che era nostro ed è stato fatto fallire studiatamente per interessi di altro tipo. Sul fronte della giustizia fallimentare non si può fare nulla, è vero, ma qui ci saranno per forza dei procedimenti penali e nel penale si possono sequestrare i beni e revocare le vendite. A Teramo le tre-quattro denunce penali che abbiamo fatto sono ferme da anni, per questo stiamo preparando una denuncia riassuntiva a Roma».

Il gruppo alimentare Malavolta ha avuto una storia durata quasi trent’anni e ai tempi d’oro aveva 12 stabilimenti in tutta Italia e 1.150 dipendenti, con un fatturato di 280 milioni di euro certificato Kpmg. (d.v.)