Martinsicuro, non rubò in azienda: licenziamento nullo

Magazziniere salvato dalle immagini delle telecamere di sorveglianza

MARTINSICURO. Era stato licenziato perché accusato di furto e altre violazioni disciplinari, ma le telecamere di videosorveglianza all’interno dello stabilimento – una ditta di spedizioni di Monteprandone – lo salvano e viene reintegrato nel posto di lavoro. Così ha deciso il giudice onorario del lavoro del tribunale di Ascoli Piceno Tiziana D’Ecclesia, che, nella sentenza pronunciata il 29 dicembre scorso, ha accolto il ricorso presentato da un operaio di Martinsicuro, difeso dall’avvocato Francesco Antonini, e ha annullato il licenziamento. L’azienda accusava il dipendente di «aver condotto fuori dai locali del magazzino un pacco contenente materiale aziendale (un telefonino che doveva essere spedito a un cliente ndr) appropriandosene senza autorizzazione alcuna».

Dalla visione delle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, però, il furto no si vede, anche se il provvedimento di licenziamento si basava soprattutto su queste immagini che, secondo, l’azienda, dimostrerebbero l’appropriazione indebita da parte del dipendente.

«Il giudice del lavoro», commenta l’avvocato Antonini, «in accoglimento integrale delle argomentazioni del lavoratore, ha statuito l’assoluta mancanza di prova e quindi l’assoluta insussistenza ed infondatezza delle contestazioni disciplinari tutte ed in particolare del grave e calunnioso fatto addebitato al lavoratore e posto a fondamento del licenziamento». Non c’e stata quindi nessuna violazione del rapporto di fiducia a tra lavoratore e azienda, sostiene ancora il legale, «pertanto dall’istruttoria è emerso che la contestazione era un mero pretesto per licenziare il lavoratore, il quale, infatti, nel corso del giudizio, senza alcuna remora anche rispetto alla visione dei filmati, ha avuto modo di dimostrare con determinazione di avere regolarmente espletato la propria attività lavorativa. Tali risultanze probatorie e l’assoluta inconsistenza delle accuse mosse dall’azienda hanno determinato il giudice a ritenere del tutto insussistente la giusta causa del licenziamento».

Il giudice ha quindi annullato il licenziamento applicando la legge Fornero che prevede, in questi casi, l’immediata reintegra nel posto di lavoro, stabilendo inoltre un risarcimento pari alla retribuzione dal giorno del licenziamento, nonché il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per lo stesso periodo.