Neonato invalido: la Asl paga 1, 6 milioni

Risarciti i genitori teramani di un bimbo non curato in tempo in ospedale, il piccolo dovrà vivere sulla sedia a rotelle

TERAMO. Aveva solo 15 giorni di vita quando, con una infezione in corso, dall’ospedale di Giulianova arrivò a quello di Pescara su un’ambulanza senza incubatrice e con l’erogatore d’ossigeno fuori uso. Oggi è un bimbo di 8 anni su una sedia a rotelle che, con i suoi genitori, affronta una vita non facile. Dopo cinque anni di carte bollate e una perizia disposta dal giudice che ha certificato danni cerebrali e un’invalidità del 100%, sancendo di fatto un danno biologico, la Asl lo ha risarcito con un milione e 650mila euro. Perchè quel bambino diventerà un uomo che dovrà essere assistito per tutta la vita. Per farlo l’azienda sanitaria non ha atteso la sentenza del giudice: dopo che il consulente nominato dal tribunale civile ha accertato che quell’invalidità è stata la conseguenza di una mancata assistenza sanitaria, l’assicurazione dell’Asl ha chiesto ai genitori di poter avviare una transazione che qualche settimana fa è stata sancita nero su bianco.

La storia. Il caso inizia nel 2004, quando il piccolo nasce all'ospedale di Giulianova.Nell'allora reparto di ostetricia e ginecologia (oggi è chiuso), il bambino, primo figlio di una giovane coppia, arriva dopo una gravidanza regolare. Il bambino e la madre vengono dimessi e tutto sembra procedere per il meglio, almeno per i primi quindici giorni di vita. Dopo due settimane, però, il piccolo torna in ospedale: fa fatica a respirare, non mangia. Viene ricoverato e nel corso della giornata gli vengono fatti degli esami ematochimici e gli viene somministrata una terapia antibiotica. Ma le sue condizioni peggiorano e in serata i medici lo trasferiscono d'urgenza nel reparto di neonatologia di Pescara. Il trasferimento avviene con un'ambulanza dell'ospedale sprovvista di incubatrice di trasporto. Il piccolo viaggia tra le braccia della madre. Quando le sue condizioni si aggravano per una improvvisa crisi respiratoria il medico a bordo cerca di usare l'ossigeno ma si accorge che l'erogatore non funziona. L'ambulanza arriva all'ospedale pescarese in tempo record, ma le condizioni del piccolo sono disperate: è cianotico, presenta uno shock settico gravissimo, non respira e si muove con molta difficoltà. I medici pescaresi lo salvano, ma il piccolo riporta danni cerebrali gravissimi. La sua vita e quella dei suoi genitori è segnata per sempre.

La denuncia. I familiari consultano decine di medici, ma la diagnosi è sempre la stessa: i danni cerebrali ci sono e le conseguenze di quel drammatico trasporto si faranno sentire per sempre. Per far valere i loro diritti e dare voce a quelli del loro figlio si rivolgono al tribunale civile di Teramo (il giudice è Giampiero Fiore, attualmente in servizio all’Aquila). Attraverso il loro legale, l’avvocato Claudio Iaconi, chiedono un accertamento tecnico preventivo, così come previsto dall’articolo 696 del codice di procedura civile.

Il tribunale accoglie e nomina un consulente, un esperto neonatologo dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. Si tratta di Giulio Seganti, professore di patologia neonatale alla scuola di specializzazione in pediatria dell’università la Sapienza, specializzato in pediatria, neonatologia, malattie infettive, anestesia e rianimazione, ma soprattutto gran conoscitore del trasporto in emergenza neonatale. La sua relazione non lascia spazio a dubbi e speranze: quel bambino non è stato soccorso immediatamente con la terapia adeguata. E’ e resterà invalido. Per una famiglia una vita stravolta.

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