Nereto, casa di riposo bloccata

L'amministratore si dimette per polemica con la Regione

NERETO. Troppa fretta nella riforma delle Ipab (Istituti pubblici di assistenza e beneficenza) con il rischio di causare nell'immediato un pericoloso vuoto di gestione delle strutture, tra le quali anche le case di riposo della provincia di Teramo.

A denunciare la situazione è Luigi Lupini, ex amministratore della casa di riposo di Nereto che si è dimesso dal suo incarico lo scorso 29 luglio contestando non la sostanza, ma i modi e i tempi di attuazione della riforma. Riforma che sta rivoluzionando l'assetto delle strutture e la gestione dell'immenso patrimonio immobiliare che rappresentano: con il passaggio da 110 Ipab a 8 Asp (Azienda per i servizi alla persona), sono stati infatti ridotti da 200 a 20 i membri dei consigli di amministrazione e da 50 a 12 i revisori dei conti.

«La legge andava fatta», spiega, «è sacrosanta, ma ci è piombata addosso senza che noi amministratori fossimo minimamente avvertiti e quindi avessimo il tempo di chiudere tutte le questioni aperte, come il rinnovo dell'affidamento dei servizi o la questioni sindacali con i dipendenti. Dopo averci comunicato la nostra decadenza lo scorso 14 luglio però la Regione ci ha chiesto di rimanere in carica ancora 45 giorni per poter mantenere in essere la gestione ordinaria, questo non l'ho accettato e perciò mi sono dimesso».

Secondo Lupini - amministratore dal novembre 2008 della casa di riposo di Nereto che ospita 75 anziani e dà lavoro a 40 addetti - la riforma, seppur necessaria, sarebbe stata frettolosa nell'attuazione mettendo gli ex amministratori nell'impossibilità di portare a conclusioni importanti atti di gestione.

Questo in attesa dell'entrata a regime del nuovo gruppo di amministratori - tre per tutta la provincia - che deve provvedere alla trasformazione delle Ipab in Asp.

«Ad esempio a fine luglio avremmo dovuto prorogare alla cooperativa l'affidamento dei servizi di assistenza», spiega, «e avevo in corso degli accordi sindacali per alcuni dipendenti da portare a termine e anche alcune cause legali. Perché impedirci di compiere questi atti, che sono ritenuti straordinari, e affidarci allo stesso tempi la gestione dell'ordinario nella fase di transizione, lasciandoci comunque tutte le responsabilità sulle strutture? Per questo mi sono opposto e ho deciso di dimettermi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA