«Nessuna tutela per i familiari di Ester» 

L’avvocato del medico oncologo Pasqualoni uccisa da uno stalker: «Dove sta lo Stato?»

ROSETO. «Dove sta lo Stato? La vita di tutti i giorni va avanti, ma nessuno tutela i familiari delle vittime di femminicidio»: le parole si muovono tra le ferite perchè l’avvocato Caterina Longo mette insieme dolore e rabbia quando ricorda l’amica Ester Pasqualoni, la 53enne oncologa di Roseto madre di due figli adolescenti uccisa dall’uomo che da tempo la perseguitava. Dopo quelle decine di coltellate sferrate il 21 giugno nel parcheggio dell’ospedale di Sant’Omero l’inchiesta sta per chiudersi con una richiesta d’ archiviazione dopo che l’assassino, il 69enne Enrico Di Luca, si è ucciso. Nessun processo penale, dunque, nessun risarcimento per i familiari di Ester anche se, è evidente, che niente potrà mai restituire una madre ai figli. «Come legale sto valutando la possibilità di avviare un’azione civilistica», dice Caterina Longo, «ma è veramente paradossale che in questo Paese i familiari delle vittime di femminicido non siano tutelati da nessuna legge».
Perchè nel Paese in cui, raccontano le statistiche ogni due giorni viene uccisa una donna, la proposta di legge a tutela degli orfani delle vittime di questo crimine potrebbe non arrivare ad essere approvata in Parlamento entro fine legislatura . A marzo la Camera dei deputati ha approvato all’unanimità una proposta di legge a tutela degli orfani di femminicidio. Il testo, trasmesso al Senato in primavera, resta in attesa del via libera definitivo. E adesso i continui ritardi, visto i pochi mesi di legislatura ancora disponibili, mettono seriamente a rischio il provvedimento. Che stabilisce come la tutela dei figli della vittima parta dalle prime fasi del processo penale. Anzitutto con una norma consente l’accesso al patrocinio a spese dello Stato, a prescindere dai limiti di reddito.
A tutela del diritto di risarcimento degli orfani, il pubblico ministero ha l’obbligo di richiedere il sequestro conservativo dei beni dell’indagato. E con la stessa finalità, in sede di condanna, il giudice deve assegnare ai figli della vittima a titolo provvisionale una somma pari almeno al 50 per cento del presumibile danno. «Ma in attesa di una legge che non c’è», conclude l’avvocato Longo, «i familiari delle vittime di femminicidio, a cominciare da quelli di Ester, restano senza voce e senza diritti».(d.p.)
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