Niente soldi per il ticket, bambino rimandato a casa dall’ospedale di Giulianova

I genitori non hanno i soldi per pagare visita e radiografie dopo che il figlio si è tolto il gesso. Inutile la richiesta di spedire il conto a domicilio, gli operatori sanitari inflessibili li mandano via

GIULIANOVA. Niente soldi per il ticket niente raggi. È la spiacevole situazione vissuta dai genitori di un bimbo di 10 anni, a cui era stato appena tolto il gesso alla caviglia e che è stato rimandato a casa dall’ospedale di Giulianova, due giorni fa, senza essere stato sottoposto né visita medica né a radiografia perché i genitori non avevano i soldi per pagare il ticket. La realtà, nuda e cruda, è che oggi la crisi economica ha messo in ginocchio moltissime famiglie del ceto medio che oggi, magari dopo aver perso il lavoro o la chiusura di un’attività, devono stare attenti anche agli spiccioli.

Ma per i figli, si sa, si è disposti anche a rinunciare a un pasto. È per questo che, i genitori del ragazzo, si sono trovati spiazzati quando hanno sentito dirsi che, se non avessero pagato i 46 euro di ticket al Cup (centro unico di prenotazione) , il proprio figlio non sarebbe potuto essere visitato né avrebbe potuto essere sottoposto a raggi per assicurarsi che la caviglia rotta fosse tornata a posto dopo i 30 giorni di gesso. La crisi non perdona, ma la sanità certo non aiuta.

Il padre del ragazzo, non avendo con sé il denaro necessario, aveva anche chiesto all’operatore di farsi inviare il cedolino del pagamento a casa (cosa però prevista solo in caso di visita al pronto soccorso, in caso che il Cup sia chiuso, come avviene nelle ore notturne), essendo disposto anche a pagare di più, se necessario. «Di fatto», ha raccontato la madre del bambino scoraggiata e molto delusa, oltre che arrabbiata, «sono tornata a casa senza sapere se la caviglia di mio figlio fosse tornata a posto. Questa è la politica dell’ospedale: o paghi o niente. Noi quei soldi non li avevamo e mio marito ha chiesto se era possibile, nel caso, fare almeno i raggi, ma niente da fare: se non regolarizzi il ticket nell’immediato puoi anche morire. Questo sistema è assurdo, non si può lasciare un cittadino in difficoltà».

Chi non puoi permettersi di pagare il ticket deve richiedere un cartellino per l’esenzione e non è previsto che si possa perdere il lavoro da un giorno all’altro e che, magari, non si abbiano soldi nemmeno per sopperire alle emergenze. «Coi tempi di crisi di oggi», ha dichiarato Roberto Ciccocelli, medico pediatra responsabile del comitato per la salvaguardia dell’ospedale, «un po’ di comprensione ci vorrebbe». Ciccocelli, in occasione della visita del governatore Luciano D’Alfonso, aveva dichiarato di essere deluso dalla politica e che era necessario che, dopo tante chiacchiere negli anni, si provvedesse a fare qualcosa di concreto per gli ospedali teramani, dando a ciascuno uno specifico indirizzo, invece di avere quattro strutture simili, che non soddisfano le esigenze degli utenti.

Margherita Totaro

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