Palazzi e cemento dietro alla basilica

Svelato il mega piano che prevede l'abbattimento del vecchio stadio

TERAMO. Cosa lascerà alla città il maestoso project financing con il quale il Comune intende far realizzare il nuovo teatro al posto del vecchio stadio comunale? La contropartita per l'impresa che realizzerà l'opera è la possibilità di costruire alle spalle del santuario della Madonna delle Grazie un mega complesso di 15mila metri quadrati destinati a uffici, abitazioni e parcheggi interrati. Quale sarà l'impatto sull'area? A svelarlo è la rivista "Il Corbezzolo", originale e colorata pubblicazione al suo secondo numero, autoprodotta, distribuita e pensata da un gruppo di architetti, progettisti e creativi teramani. Dalle pagine è possibile capire quanto e come le strutture occuperanno lo spazio dove attualmente sorgono due grandi capannoni, in parte abbandonati. Ma l'operazione fatta dal Corbezzolo non finisce qui. Oltre a spiegarci quale è il piano completo dell'accordo di programma, la rivista - presentata nei giorni scorsi in città da tre dei suoi creatori, Fabrizio Sannicandro, Andrea Cavarocchi e Filippo Serafini - ci regala anche una idea progettuale alternativa.

L'hanno chiamata "Chimera" e ha dato il titolo al secondo numero della rivista ed è una "fabbrica delle arti" anche sulla scia di quanto fatto in altre città italiane ed europee. L'idea di partenza è questa: perché continuare a costruire appartamenti e uffici quando in città a mancare è un luogo di aggregazione per chi fa arte, teatro e musica? Ma soprattutto: perché non creare qui un luogo di aggregazione culturale visto che la zona chiude virtualmente l'asse urbano Cult, cioè la direttrice che riunisce in un unico percorso tutti i luoghi di interesse culturale della città? Vicino ai capannoni, tra l'altro, insiste anche un'area archeologica la cui valorizzazione futura mal si coniuga con il progetto previsto dal project. L'idea alternativa del Corbezzolo è appunto Chimera, una fabbrica delle arti che prenda vita da una riqualificazione "leggera" dei capannoni già esistenti, per crearvi all'interno e all'esterno un luogo "imprevedibile, aperto e multiforme" come scrivono gli ideatori. Nessun abbattimento e ricostruzione, dunque, ma semplicemente riqualificazione con materiali leggeri che possano prestarsi agli usi più diversi. «In città c'è grande fermento culturale», spiega Sannicandro, «a loro potrebbe essere data in gestione la struttura che così non avrebbe bisogno nemmeno di grandi interventi, ma potrebbe contenere a seconda dell'evenienza spettacoli, rassegne cinematografiche e teatrali".

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