Pari opportunità, sì ma con tante critiche 

Il consiglio approva la nascita della commissione, la minoranza ne contesta la composizione

TERAMO. Voto storico, ma condito da forti critiche, quello che ha istituto la commissione pari opportunità in Comune. Nella seduta consiliare di ieri il regolamento che disciplina composizione e funzionamento dell’organismo, dopo oltre trent’anni di vuoto amministrativo, è stato approvato dalla maggioranza con l’astensione dell’opposizione. Mai come in questo caso finora i gruppi di minoranza, soprattutto quelli più teneri con l’amministrazione, sono stati tanto critici nei confronti di un provvedimento approdato in aula.
A non convincere gli schieramenti contrapposti all’alleanza civica-Pd che sostiene il sindaco Gianguido D’Alberto è in particolare la composizione ibrida della commissione. Questa, infatti, sarà formata da quattro consiglieri e cinque esperti esterni eletti da maggioranza e opposizione in rappresentanza di associazioni che operano nel settore. Per Mauro Di Dalmazio (Fare grande Teramo) si tratta di un errore d’impostazione. «La formula ibrida rischia di tradire la funzionalità dello strumento», osserva, «innescando equivoci e il teatrino della politica politicante». Sarebbe stato meglio, secondo lui, lasciare la commissione come spazio riservato ad associazioni, sindacati e a quei «corpi intermedi» capaci di raccogliere e promuovere istanze al di fuori dell’alveo consiliare di cui sarebbe referente l’assessore delegato. La richiesta di rinvio del provvedimento è perorata anche da Giovanni Cavallari (Bella Teramo)che, oltre a evidenziare carenze procedurali sulla legittimità dell’approdo in aula de l regolamento, invoca la stesura di un «documento condiviso proprio perché storico, evitando lacerazioni che deriverebbero da un atto di forza della maggioranza». Il vicesindaco Maria Cristina Marroni ribadisce però che la formula ibrida è «frutto di una scelta politica tesa a dare efficacia reale alla commissione di cui, tra l’altro, non saranno chiamate a far parte solo donne».
Per Massimo Speca (Pd) la presenza dei quattro consiglieri è garanzia del fatto che l’organismo «non sarà una scatola vuota che discuterà su tematiche destinate a rimanere lettera morta», come avviene in situazioni simili già operative in altri enti locali, ma «responsabilizza il consiglio e l’amministrazione su azioni immediate e concrete». Andrea Core (Insieme possiamo) sgombra il campo dal dubbio che si tratti di «un atto di imperio da parte della maggioranza», sottolineando che i dubbi della minoranza sull’impianto del regolamento non sono emersi nell’esame preventivo in commissioni Affari generali quando sarebbe stato possibile rivederlo. Secondo Giovanni Luzii le obiezioni al testo «hanno uno scopo ostruzionistico per ottenere l’ennesimo rinvio della decisione», mentre il sindaco Gianguido D’Alberto chiarisce che la mediazione c’è stata e su valori fondamentali l’amministrazione «non sarà mai chiusa al dialogo». Plaude al provvedimento adottato in consiglio la presidente della commissione pari opportunità della Provincia Tania Bonnici Castelli secondo cui l’organismo comunale farà parte «dell’unica, grande rete che si impegna a sconfiggere ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne». Delusa, invece, l’esponente del Pd ed ex componente della commissione provinciale Lucia Verticelli per la quale il testo approvato «ha ben poco a che fare con le politiche di genere».
©RIPRODUZIONE RISERVATA .