Parolisi, dall'indagine sull'omicidio di Melaniaspuntano festini e relazioni con le trans

L'ordinanza del giudice teramano Giovanni Cirillo apre nuove piste: Melania forse sapeva questi segreti. E la procura militare sospetta anche di soldatesse minacciate in caserma per fare sesso: tre istruttori nel mirino

TERAMO. Trans e festini: è questo il segreto «torbido e incoffessabile» costato la vita a Melania? Il pm di Teramo, Davide Rosati, indaga anche sulla prima pista; la procura militare sulla seconda. E' stato il giudice Giovanni Cirillo, nella sua ordinanza di custodia cautelare contro il marito di Melania Rea, Salvatore Parolisi, a indirizzare gli investigatori su questo nuovo e possibile movente del delitto.

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Di trans e festini si parlava già dai primissimi giorni dopo il 18 aprile, quando Melania è stata massacrata con 35 pugnalate accanto al chiosco di Ripe di Civitella. E già allora l'avvocato Valter Biscotti si era precipitato a smentire notizie di rapporti o conoscenze tra il suo assistito, il caporalmaggiore Parolisi, e personaggi del mondo dei transessuali. Ma ora è il gip di Teramo che ne parla, scrivendo sull'ordinanza (a pagina 176): «Può allora essere ipotizzato che la moglie Melania avesse scoperto qualcosa di assai più grave, o anche solo di torbido, di incoffessabile (non necessariamente di penalmente rilevante). Occorrerebbe approfondire ulteriori e diverse frequentazioni extraconiugali dell'indagato». Dove le parole chiave sembrano essere: torbido, non penalmente rilevante e diverse.

Partono da qui le indagini sul nuovo movente, che non è più passionale, legato al tradimento di Salvatore verso Melania con la soldatessa-allieva Ludovica, ma è più morboso per non dire più scabroso. L'ipotesi è quella che Melania, rivelando il suo segreto, potesse far scoppiare uno scandolo in caserma. Anche la procura militare batte questa pista. E indaga su presunti festini rosa, fra tre militari istruttori e reclute del 235º Reggimento Piceno di Ascoli che saranno presto convocate dal procuratore militare di Roma, Marco De Paolis.

«Non è una inchiesta su Parolisi, ma su ciò che sarebbe avvenuto all'interno della caserma, sui rapporti tra superiori ed inferiori», dice per ora De Paolis. «Vogliamo approfondire alcune circostanze emerse finora», aggiunge, «per stabilire se sono raffigurabili reati», tra cui quello previsto dall'articolo 146 del codice penale militare di pace: «Minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri», punito con la reclusione militare fino a 5 anni. In altre parole, la procura militare vuole accertare se da parte di tre istruttori siano state attuate minacce verso le reclute anche per indurle ad avere rapporti di natura sessuale. Infine torniamo sul luogo del delitto.

E' lì, accanto al corpo di Melania e al chiosco di Ripe, che venne rinvenuta l'impronta della ruota di un'auto su cui il gip Cirillo ora chiede nuove indagini. E se quella impronta risultasse della Renault Scenic di Parolisi per lui sarebbe la fine.

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