Peluzzi insiste: «Il Calderone è cresciuto» 

L’alpinista torna sul ghiacciaio, lo fotografa e afferma: nel 2018 si sono formati 50 centimetri in più

PIETRACAMELA . Davide Peluzzi, ricercatore, speleologo e scalatore di Crognaleto, dopo la smentita dell’università dell’Aquila sulla presunta espansione del ghiacciaio del Calderone non recede dalla propria posizione e addirittura rilancia. L’alpinista teramano intanto propone che il Parco nazionale Gran Sasso-Laga si faccia promotore di un incontro utile a stilare una “Carta del ghiacciaio del Calderone”, assieme a Regione, Cai Abruzzo, università ed enti turistici, al fine di regolamentare la ricerca scientifica sul ghiacciaio e la sua tutela.
Secondo lo scalatore, che lo scorso 12 settembre si è nuovamente calato all’interno del più meridionale ghiacciaio d’Europa, non si possono emettere sentenze rimanendo dietro una scrivania. «La montagna va praticata, capita, vissuta ed interpretata con la giusta passione e competenza. Quando si parla occorre farlo sulla scorta di osservazioni e rilevazioni sul posto». Peluzzi racconta che i crepacci presenti all’interno del Calderone nel 2017 sono ora, a fine estate, completamente ricolmi di neve trasformata in un importante strato di ghiaccio formatosi durante il 2018. Aggiunge lo scalatore: «Abbiamo constatato che l’area fotografata e fissata con un filmato presenta circa 50 centimetri di ghiaccio nuovo coperto da un metro di neve. Tutto meglio delle previsioni». Ancora Peluzzi: «Chissà cosa hanno visto o immaginato i professori dell’ateneo aquilano tramite foto?». L’alpinista, con estrema sicurezza, afferma che il nuovo ghiaccio 2018, valutato in oltre 50 centimetri di spessore, è depositato sopra il ghiaccio fossile di 25 metri e sottolinea che, dopo 25 anni di esperienza glaciale in diverse zone del mondo, ha compreso che «la natura corregge sempre i compiti, soprattutto quelli dei professori».
Alfonso Aloisi
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