Pignorato da Equitalia, gli offrono lavoro ma per legge deve rifiutarlo. Il caso a Bellante

Gara di solidarietà per l’ormai ex imprenditore, ma per due anni non può essere dipendente. Il sindaco Di Pietro cerca di aiutare la famiglia. De Sanctis (Filca Cisl): bisogna far lavorare la moglie

BELLANTE. Il caso dell’imprenditore che ha dovuto chiudere l’azienda appena aperta per un pignoramento di Equitalia e che adesso è sul lastrico ha suscitato parecchie testimonianze di solidarietà. V.L. dieci giorni fa ha raccontato al Centro la vicenda, paradossale sotto diversi punti di vista, che l’ha visto protagonista.

leggi anche: Bellante, pignorato da Equitalia chiude l’azienda La società di riscossione gli chiede le tasse per i 9 anni in cui era in carcere e gli blocca l’indennità di mobilità con cui ha avviato un’impresa. Ora per protesta ha iniziato lo sciopero della fame

Calabrese ma da anni stabilitosi a Bellante, V.L decide nel luglio scorso di andare in mobilità dalla Rdb e di usufruire di una possibilità offerta dalla legge: chiedere all’Inps l’anticipo di tutta l’indennità a cui aveva diritto in modo da avere un gruzzolo e aprire una piccola azienda di produzione di pellet. La richiesta viene accettata dall’Inps e V.L. in attesa che gli vengano liquidati i 27mila euro a cui ha diritto inizia ad acquistare i macchinari e ad affittare i locali, grazie a qualche piccolo risparmio. Ma i soldi non arrivano, e dopo varie “indagini” V.L. scopre che sono stati quasi tutti pignorati da Equitalia. Rimangono solo 4mila euro. E poi scopre che il pignoramento deriva anche dal fatto di non aver chiuso una vecchia partita Iva, quando faceva l’ammollatore di stoccafisso. Una partita Iva mai chiusa ma poi anche non utilizzata perchè L.V. andò a finire in prigione. E dopo anni Equitalia, per la partita Iva non chiusa e per altri debiti, gli ha pignorato, nei fatti, la speranzna di aprire un’impresa.

In soccorso di V.L., della moglie e del figlio di 8 anni, si sta spendendo il sindaco di Bellante Mario Di Pietro. Che ha parlato con un dirigente di Equitalia. «C’erano delle cartelle in sospeso ed Equitalia ha dovuto pignorare per forza. Una speranza potrebbe essere una nuova legge da cui in questo caso si può attingere per gestire situazioni in cui ci sono dei debiti», spiega Di Pietro, «Intanto l’ho messo in contatto con un avvocato. Con una richiesta di un sussidio al Comune, se ha i requisiti, lo aiuteremo per quel poco che si può».

Ma qualche imprenditore gli ha anche offerto un lavoro. E qui si scopre il paradosso più terribile. «Per legge non può esercitare tipologie di lavoro tipico in quanto ha percepito l’indennità di mobilità per i prossimi due anni», spiega Giancarlo De Sanctis, segretario della Filca Cisl, «Paradossalmente se venisse assunto dovrebbe ridare all’Inps i 27mila euro che non ha mai percepito. Stiamo vedendo se usando i voucher si può trovare una scappatoia: ho dei forti dubbi e comunque sarebbero fino a 3mila euro all’anno. E' un cul de sac: non può fare lavoro dipendente che è incompatibile con la mobilità. Per assurdo la soluzione potrebbe essere che qualcuno gli finanzi l'impresa in modo da farlo cominciare a lavorare: ma servono 20mila euro. Oppure si può aiutare la moglie, anche lei disoccupata: così almeno entrerebbe un reddito mensile in famiglia, in attesa che passino i due anni».

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