Pineto, spunta il delitto irrisolto

La procura indaga su un cadavere occultato e invia le ossa a Boston

TERAMO. Da un quartiere di quattro case coloniche, circondate da alberi di fichi, fino a Boston per chiarire il mistero della morta senza nome. Quale delitto si nasconde dietro uno scheletro di donna scoperto per caso in provincia di Teramo il primo febbraio del 2009?

La soluzione del giallo di Borgo Santa Maria è nelle mani degli esperti del più importante laboratorio di datazione delle ossa degli Stati Uniti, la Geochron del Massachusetts. Il mistero comincia una domenica di febbraio del 2009 quando, in un podere del quartiere Reille, uno dei due fratelli Fernando e Valentino Pavone urta con la pala qualcosa di solido mentre scava per costruire un muretto di cinta. La pala fa un rumore sordo. Pavone ha un momento di stupore ma continua a scavare e scopre lo scheletro sepolto a testa in giù. Le ossa sono a 40 centimetri di profondità, ma fino a quel giorno nessuno se n'era accorto perché lì accanto c'era sempre stato un albero di fichi tagliato da poco. E' lo scheletro di una donna, alta un metro e sessanta, sui 40-50 anni. Tra l'incavo dell'occhio destro e lo zigomo ha un ampio foro, che però protrebbe essere stato causato dal primo contatto con la pala. Le ossa sono scure, ma non significa che siano vecchie, cioè che si tratti di una vittima dei bombardameti della seconda guerra mondiale, perché il contatto con la terra ne ha cambiato consistenza e colore. Sono ossa più recenti, quindi, e da metà agosto si trovano a Boston.

Ad inviarcele è stata una studiosa di "morti senza nome", Cristina Cattaneo, dell'Università di Milano, che le ha ricevute dall'Unità delitti insoluti della polizia di Roma, incaricata dalla procura di Teramo. C'è un fascicolo, infatti, sul tavolo del pubblico ministero Davide Rosati in cui viene ipotizzato, per ora, il reato di occultamento di cadavere. Non ci sono indagati. Né compare la parola omicidio. Per ora. Ma la procura ha un sospetto, coperto dal segreto.

La chiave del delitto di Borgo Santa Maria è nel nome di quella povera donna, sepolta nuda e a faccia in giù, senza indizi che permettano di indentificarla. L'unica certezza che ha il pm è che lo scheletro non appartiene a Donatella Grosso, 30 anni, laurea in lingue, sparita il 26 luglio del 1996 da Francavilla al mare. Non è lei perché proprio la Cattaneo, studiosa del laboratorio di antropologia e odontologia forense (Labanof) di Milano, lo ha escluso senza dover ricorrere alla prova del Dna ma comparando l'arcata dentaria del teschio di Borgo Santa Maria e gli indizi forniti dalla Mobile di Pescara che indaga sull'altro mistero. Tocca ora agli esperti di Boston datare, con il test del carbonio 14, quelle ossa ed estrarne il dna per svelare il giallo della morta senza nome.

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