Poco sangue, serve il doppio dei donatori 

Forniture in arrivo da altre Asl: rispetto al 2016 prodotte 500 sacche in meno, 9mila volontari sono pochi. Appello della Fidas

TERAMO. Se le stanno inventando davvero tutte. Ma la carenza di sangue è notevole e i donatori troppo pochi. Il primario del servizio trasfusionale, Gabriella Lucidi Pressanti ha organizzato mostre e concerti in ospedale. La Fidas iniziative come “Dona per lo sport” e “Dona per la scuola” che prevedono anche dei premi, o la tessera sconto in una catena di supermercati o, ancora, un regalo per le donne che si recano a donare dall’8 al 10 marzo. O un buono per una pizza o per il cinema se si porta una aspirante donatrice.
Ma la carenza di sangue resta. Dai conti del servizio trasfusionale risultano donate nel 2017 quasi 500 sacche di sangue in meno rispetto al 2016. Allora ci fu il terremoto che svegliò coscienze e solidarietà. Che poi si sono riassopite. Attualmente si fanno meno di 11mila donazioni all’anno, troppo poche. In provincia ci sono novemila donatori, di cui circa quattromila a Teramo. Ne servirebbero il doppio. L’altroieri su Facebook l’accorato appello della Fidas: «Forse sbagliamo qualcosa, forse l’egoismo prevale sull’altruismo, forse gli eventi politici di questi giorni hanno la priorità su tutto, forse la vita frenetica impedisce di fermarsi un attimo a riflettere. Non ci sono più donatori di sangue a Teramo, l’ospedale ne ha bisogno, in questi giorni gli altri ospedali della regione provvedono alle esigenze di Teramo. Una volta eravamo tanti e generosi, adesso siamo tanti iscritti ma assenti».
Il primario conferma: «Non riusciamo a raggiungere autosufficienza nonostante appelli e iniziative» spiega Gabriella Lucidi Pressanti, «il problema non è solo di Teramo: siamo nel bel mezzo di un passaggio generazionale. Dal nostalgico “Dona il sangue perchè salvi una vita” si è passati a un concetto più funzionale dal punto di vista sociale: “Dona il sangue perchè previeni”. E questo cambiamento deve trovare un tempo di assimilazione». C’è comunque il problema che i giovani donano poco. Il primario lascia intendere che un grande freno è il diffuso uso di droghe, che ovviamente rende impossibile la donazione. «I giovani devono essere più informati sui danni nell'uso delle droghe e degli atteggiamenti promiscui», osserva, «paradossalmente sono vegetariani, usano prodotti biologici poi bevono e fumano. Il risultato è che nonostante abbiamo esteso la possibilità di donare anche agli ultrasessantenni, cioè fino a 70 anni, il gap è troppo forte, dobbiamo lavorare sul ricambio». Il primario e i suoi collaboratori fanno continui incontri nelle scuole. E si continuerà sul filone delle iniziative per richiamare gente in ospedale: Lucidi Pressanti pensa a organizzare altri concerti, sia mi musica lirica che contemporanea in ospedale, oltre che a piccoli spettacoli teatrali.D’altronde le epidemie che si susseguono bloccano le donazioni di sangue, ad esempio quella chikungunya comporta il fatto che se ci si reca in posti dove ci sono le zanzare infette, ad esempio Roma, bisogna aspettare 28 giorni per donare.
Tutto questo comporta per tutta la Asl una carenza di globuli rossi, plasma, piastrine ed emoderivati. Il primario spiega gli effetti pratici: a cascata entrano in difficoltà reparti come oncologia o comunque terapie, ad esempio, per casi di piastrinopenia. Senza contare gli emoderivati ricavati dal sangue: «Il plasma lo diamo all'industria che lo lavora e ci restituisce albumina, fattori della coagulazione importanti ad esempio per gli emofilici e complessi protrombinici che servono sempre per la coagulazione. Altrimenti vanno acquisiti sul mercato».
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