Politiche, sì di 15 candidati al contratto con Teramo

Emergenza Braga e Università, da Tancredi a Ginoble firmano quasi tutti ma Gatti e Morra non si presentano all’incontro

TERAMO. I candidati a Camera e Senato non sono mancati all'appuntamento con Teramo Nostra per la firma del "contratto" con gli elettori. L'associazione li ha chiamati a raccolta per strappar loro impegni su recupero del teatro romano, istituto Braga, università, zooprofilattico, integrità territoriale della provincia, ferrovia Teramo-Giulianova, osservatorio astronomico e parco Gran Sasso-Laga. Nella sede di Teramo Nostra si sono così ritrovati una quindicina di candidati e tutti hanno firmato il "contratto con i teramani". Più nutrita la rappresentanza di centrosinistra e del Pd in particolare che, per altri impegni elettorali, a metà incontro si è data il cambio con quella più ristretta del Pdl. Assenti, tra i nomi di maggior peso, il capolista di "Fratelli d'Italia" alla Camera Paolo Gatti e Giandonato Morra, che guida la lista della Destra al Senato. Il presidente Piero Chiarini ha introdotto gli argomenti del dibattito con il supporto di Enzo Caporale, caustico nel sottolineare che «i nostri migliori giovani emigrano e di quelli che restano i più mediocri si danno alla politica».

Il confronto con la platea si è acceso con l'arrivo di Paolo Tancredi. Il candidato alla Camera del Pdl ha ricordato come i partiti di sinistra vent'anni fa si siano opposti all'autonomia dell'ateneo. «La collocazione delle sedi a Coste Sant'Agostino è stato un errore, ma a deciderlo fu la D'Annunzio». Sul recupero del teatro romano Tancredi pensa un intervento diviso in lotti, mentre nel futuro del Braga vede un accorpamento con il conservatorio dell'Aquila. Tommaso Ginoble, in corsa alla Camera per il Pd, richiama le colpe del centrodestra sui punti indicati da Teramo Nostra. «Ci sono responsabilità di chi governa», afferma, «affronteremo questi temi con la nostra sensibilità». Il deputato annuncia che non voterà il riordino delle province, mentre il richiamo all'integrità territoriale non convince Manola Di Pasquale: secondo lei, vanno ridistribuiti i servizi. La candidata al Senato definisce "gioielli" le istituzione citate da Teramo Nostra. «Senza di loro Teramo non sarebbe più una città», osserva, «ma vanno inserite in una prospettiva politica più ampia». La difesa del territorio è invocata anche da Renzo Di Sabatino, in corsa al Senato per il Pd. «Una regione e una provincia così piccole devono fare massa critica», evidenzia, «finora sono mancate idee su temi come sanità e sviluppo: la questione è come risolviamo i problemi». Giuseppe Cipolloni parla da cittadino prima che da candidato alla Camera per l'Udc. «Raccolgo la sollecitazione di Teramo Nostra per il futuro dei nostri figli», spiega, «sono deluso dalla giunta regionale: la forte presenza di teramani non si è tradotta in attivismo per la città». Vincenzo Cipolletti, in rappresentanza di Sel, evidenzia che le questioni indicate dall'associazione risalgono a vent'anni fa ed è mancato il fervore per affrontarle. I radicali Renato Ciminà, capolista al Senato, e Vincenzo Di Nanna sottolienano l'impegno per il teatro romano e per la legalità. Ubaldo Cola (Con Monti per l'Italia) richiama nel colpe del centrosinistra nelle vittorie del Pdl in città e in Regione. Secondo Emilia Di Matteo (Rivoluzione civile) i politici finora non hanno risolto i problemi indicati da Teramo Nostra «perché hanno altro da fare». Anna De Fulvis (Centro democratico) sottolinea in particolare l'importanza dell'osservatorio. Rinaldo Di Matteo (Lega) e Elio Sottanelli (M5S) puntano infibe sui problemi di gestione del parco. (g.d.m.)