Ponte San Ferdinando è una trappola per i ciclisti 

L’asfalto rovinato ai lati della carreggiata crea disagi e pericoli di incidenti gravi Di Bonaventura: «È uno dei punti su cui intervenire subito, ma ci servono fondi»

TERAMO. Per un ciclista passare su ponte San Ferdinando è come partecipare alla Parigi-Roubaix, una delle gare epiche del ciclismo, che si corre su ampi tratti di pavè. Buche e sconnessioni nell’asfalto rendono l’attraversamento particolarmente scomodo e pericolo.
Per evitarle, infatti, chi si ostina a spostarsi in bicicletta è costretto ad occupare la parte più interna delle due corsie già di per sé strette. Ne consegue il rallentamento dell’intenso traffico veicolare nei due sensi di marcia con il costante rischio d’incidenti. Quel ponte, antico ma sottoposti non molti anni fa a un sostanzioso quanto poco efficace intervento di sistemazione delle balaustre e dei marciapiedi, insomma è una trappola. Pericoli a parte, per i ciclisti la quasi impraticabilità del manto stradale configura la più classica delle beffe. A sottolinearla è Raffaele Di Marcello, presidente teramano della Federazione italiani amanti della bicicletta. «Esiste la formula treno più bici che consente di caricare il mezzo sul vagone e spostarsi», afferma, «ma per arrivare alla stazione ferroviaria il passaggio su ponte San Ferdinando è praticamente obbligato». L’unico percorso alternativo, se si eccettua il tortuoso attraversamento del parco fluviale, resta quello lungo via De Gasperi e via Po che per il traffico sostenuto che raccoglie non può essere consigliato a chi viaggia in bici. Di Marcello ricorda anche il progetto “Movete” dell’Adsu, l’azienda per il diritto allo studio dell’università, che prevede l’istallazione di un parcheggio attrezzato per le biciclette sempre a ridosso della stazione ferroviaria.
Per rendere efficaci queste misure ponte San Ferdinando deve essere percorribile dagli appassionati del pedale. «Se ci fossero fondi adeguati il Comune potrebbe realizzare una passerella esterna, come si è già fatto in tante altre città, rendendo sicuro il transito dei ciclisti», sottolinea Di Marcello, «ma quanto meno l’asfalto va sistemato». Il problema è noto all’assessore alle manutenzioni Valdo Di Bonaventura che rincara la dose sui rischi anche per i pedoni. «Nelle buche quando piove si formano pozzanghere da cui, al passaggio delle auto, si sollevano enormi schizzi d’acqua che investono i passanti», osserva, «quello è uno dei punti su cui bisogna intervenire al più presto, ma dobbiamo trovare fondi».
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