Reparto sott’inchiesta, la Regione dà l’ok

Concesso il nulla osta al centro di procreazione assistita che era stato sequestrato, la struttura del Mazzini può riaprire

TERAMO. Il centro di procreazione assistita può riaprire. Con un decreto firmato dal governatore Gianni Chiodi in qualità di commissario alla sanità la Regione ha concesso l’autorizzazione ad aprire il centro all’ospedale di Teramo. L’autorizzazione, datata 1° febbraio, arriva quattro mesi dopo il sequestro del centro diretto da Francesco Ciarrocchi. Il servizio è stato poi dissequestrato a novembre, ma comunque la Asl ha deciso di sospenderne tutte le attività, anche quelle di semplice diagnostica, tanto che a Ciarrocchi è stato revocato l’incarico ed è tornato in forza al reparto di ostetricia e ginecologia.

Il decreto firmato da Chiodi e dal sub commissario Giuseppe Zuccatelli arriva, peraltro, dopo l’arrivo di sanzioni amministrative da centomila euro notificate pochi giorni fa dai carabinieri (quelli del Nas e del comando provinciale) e dai finanzieri al manager Giustino Varrassi, recentemente confermato dalla Regione alla guida dell’azienda sanitaria dopo il parere legale dell’Avvocatura dello Stato. I destinatari dei provvedimenti amministrativi, (Varrassi e altri dirigenti), hanno trenta giorni di tempo per presentare le proprie controdeduzioni. Si tratta di multe previste dalle legge 40 del 2004 che regola le norme in materia di procreazione medicalmente assistita e che, in un comma dell’articolo 14, recita testualmente: «la violazione di uno dei divieti e degli obblighi è punita con la multa da 50mila e 150mila euro». Adesso l’autorizzazione postuma della Regione potrebbe fornire un appiglio per evitare di pagare la multa salata, anche se pare che non sia possibile un annullamento della sanzione amministrativa.

Il decreto che concede il “nulla osta di compatibilità programmatoria” è stato notificato a mezzo raccomandata al Comune e alla Asl e sancisce che sussistono i requisiti per aprire il centro. Requisiti che evidentemente c’erano anche a ottobre del 2012 quando il gip Giovanni de Rensis, su richiesta del pm Davide Rosati, ha messo sotto sequestro il laboratorio nel quale si effettua l’inseminazione: il problema infatti è che mancava l’autorizzazione.

Secondo l’accusa l’unità operativa semplice a valenza dipartimentale di fisiopatologia della riproduzione e fecondazione assistita, attiva da un anno all’interno del reparto di ostetricia e ginecologia del Mazzini, non sarebbe mai stata iscritta – come impone la legge – nel registro dell’Istituto superiore di sanità, organismo del ministero della Salute. Una mancata autorizzazione che si lega a filo doppio all’assenza di quella della Regione. Nel registro degli indagati sono finiti il direttore generale della Asl Varrassi, il direttore sanitario della Asl Camillo Antelli, il direttore sanitario dell’ospedale di Teramo Gabriella Palmeri, il dirigente del dipartimento materno-infantile Goffredo Magnanimi e il responsabile dell’unità operativa in questione Francesco Ciarrocchi.

Adesso il decreto, che è stato inviato per conoscenza anche all’Istituto superiore di sanità, che così può iscrivere il centro nei propri registi, può consentire al Comune di dare la propria autorizzazione alla Asl (è necessario anche questo nulla osta) per l’apertura del reparto. Entro breve, dunque, l’azienda sanitaria potrà riaprire l’unità semplice a valenza dipartimentale, sempre che non ci sia stata un’inversione di rotta, visto che il centro è stato totalmente chiuso.

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