Robimarga, pena dimezzata in appello

Cancellato il peculato: all’urologo ed ex assessore un anno e otto mesi per truffa e falso. Potrebbe tornare in servizio

TERAMO. La Corte d’appello cancella il reato del peculato, conferma la truffa e il falso, dimezza la pena ad un anno e otto mesi: è con una sentenza parzialmente riformata che in secondo grado si chiude il caso giudiziario di Corrado Robimarga, urologo ed ex assessore comunale del Pdl, condannato in primo grado con un rito abbreviato a tre anni e otto mesi per peculato, truffa e falso. I giudici aquilani (presidente del collegio Aldo Manfredi, a latere Armando De Aloysio e Maria Gabriella Tascone), oltre a sospendere la pena, hanno eliminato le sanzioni accessorie della sentenza di primo grado: l’interdizione dai pubblici uffici e l’estinzione del rapporto di lavoro per il dipendente pubblico. Una sentenza che rimette in discussione il provvedimento di sospensione adottato dalla Asl nei confronti del medico.

Dopo la sentenza di primo grado, infatti, l’azienda sanitaria teramana ha applicato la legge numero 97 del 27 marzo 2001, quella che all’articolo 4 stabilisce che «nel caso di condanna, anche non definitiva, ancorchè sia concessa la sospensione condizionale della pena, per alcuni dei delitti previsti dall’articolo 3 (il peculato (ndr), i dipendenti indicati nello stesso articolo sono sospesi dal servizio. La sospensione perde efficacia se per il fatto è successivamente pronunciata sentenza di proscioglimento o di assoluzione anche non definitiva e, in ogni caso, decorso un periodo di tempo pari a quello di prescrizione del reato». Nel 2011, a seguito delle accuse messe insieme dal pm Davide Rosati, Robimarga (in appello rappresentato dall’avvocato Fabrizio Acronzio) per due mesi venne sospeso dal servizio in ospedale su ordinanza dell’allora gip Guendalina Buccella.

Secondo la ricostruzione della procura avrebbe fatto visite a pagamento in ospedale (cinque gli episodi contestati) senza versare il dovuto alla Asl. Il professionista, inoltre, è accusato di essersi assentato dal posto di lavoro presentando, secondo la procura, falsi documenti alla Asl che attestavano la sua presenza negli uffici comunali come assessore. Robimarga, nel frattempo, ha risarcito la Asl con quattromila euro per il danno d'immagine causato dall'inchiesta per cui a luglio del 2013 c’è stata la condanna (fatto quest’ultimo per cui i giudici d’appello gli hanno riconosciuto le attenuanti generiche). Da questa prima indagine sono scaturite tutte le altre: quando infatti l’urologo, nel mezzo dell’inchiesta che lo coinvolgeva, venne promosso responsabile dell’unità operativa semplice dipartimentale di urologia endoscopica a Giulianova, la procura indagò per abuso d’ufficio i dirigenti della Asl (il direttore generale Giustino Varrassi, quello sanitario Camillo Antelli e l’allora amministrativo Lucio Ambrosj) e i componenti della commissione disciplinare Asl che avrebbe indebitamente sospeso la procedura disciplinare a carico di Robimarga. Per questo sono a processo.(d.p.)

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