Ruzzo in crisi, scioperano i dipendenti

Presidio davanti alla sede di via Dati. I sindacati in coro: «Non c’è più tempo da perdere, ci vogliono subito soluzioni»

TERAMO. I dipendenti del Ruzzo scendono in piazza. Ieri mattina per due ore i dipendenti della società acquedottistica hanno incrociato le braccia e hanno fatto un presidio davanti alla sede di via Dati. Accanto alle motivazioni che hanno indotto alla proclamazione dello sciopero a livello nazionale, cioè i ritardi nella stipula del nuovo contratto di lavoro, ce ne sono tanti altri esclusivamente locali. Che in breve si possono riassumere nella profonda crisi che ha investito la società. Ieri in tarda mattinata c’erano un centinaio di dipendenti, su un totale di 230. Considerando il personale in reperibilità, che non può scioperare, l’adesione è stata intorno al 70% .

«Abbiamo ottenuto», commentano Cgil, Cisl e Uil, «la visibilità che auspicavamo ai problemi e al disagio dei lavoratori, che peraltro sono stanchi del modo in cui è stata rappresentata la vicenda del Ruzzo finora. Sono stati messi in evidenza problemi che non hanno nulla a che fare con reale situazione del Ruzzo. Si parla solo di personalismi e scorribande di tipo politico».

I sindacati chiedono alle istituzioni di «cominciare a intervenire con responsabilità, individuando un modello di risanamento e una governance adeguata per l’azienda. Incalzeremo i sindaci con un a serie di iniziative: ora non c’è più tempo per tergiversare. Tutti immaginano che la colpa sia di qualcun altro ma nessuno ha individuato im percorso chiaro di risanamento, a cui noi come dipendenti vogliamo partecipare. L’Ato ha una sua idea, la Regione un’altra, i sindaci un’altra ancora: è una maionese impazzita». Cgil, Cisl e Uil lanciano un appello ai sindaci, perchè diano segnali chiari sin da subito: «Ci sarà un’assemblea dei soci il 25 maggio, non sappiamo se verrà confermata per la concomitanza con le elezioni ma anche se slitta di qualche giorno il senso non cambia». I nodi da sciogliere sono il risanamento del debito, che si stima ammonti a 70 milioni, una migliore organizzazione aziendale con un’efficienza del servizio, oltre alla garanzia dei livelli occupazionali. (a.f.)

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