LA TRAGEDIA A madre e convivente scrive: «Vi tolgo un peso» Poco dopo un altro recluso beve detersivo: salvato

Si ammazza con i lacci delle scarpe

Detenuto muore a Castrogno: è il 22º suicidio in carcere in Italia

TERAMO. «Mi uccido per non esservi più di peso». Iniziano così le due lettere scritte da Gianluca Protino, 34 anni di San Severo di Foggia, alla convivente e alla madre, prima di suicidarsi nella cella in cui era richiuso al carcere di Castrogno.

LA STORIA. Protino era detenuto nel carcere di Castrogno da ottobre, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Dda di Bari per la contestazione di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Era in attesa della conclusione delle indagini. Il cadavere é stato trovato dagli agenti di polizia penitenziaria ieri alle 7,30. Si è impiccato con i lacci delle scarpe, con cui ha fatto un cappio legato alle sbarre della finestra. Un suicidio possibile perchè era solo in cella: il detenuto con cui la condivideva era stato rimesso in libertà il giorno prima. Protino era determinato: ha aspettato che passasse l’ultimo giro di ispezione, alle 4,20 e subito dopo si è impiccato. Nella notte aveva scritto le due lettere. Alla convivente ha scritto “rifatti una vita”, alla madre “pensa a mio fratello”. A entrambe: “per voi sono un peso, ho sbagliato e pago io”. Sul suicidio é stata aperta un’inchiesta dalla procura di Teramo, coordinata dal sostituto procuratore David Mancini. Oggi sul corpo sarà eseguita l’autopsia.

IL TENTATO SUICIDIO. Poche ore dopo, sempre nel corso della mattinata, un altro detenuto, questa volta un marocchino arrestato per reati legati alla droga, ha tentato di togliersi la vita. Ha bevuto il detersivo che aveva in cella. In pochi secondi è stato preso da dolori lancinanti allo stomaco. Gli agenti di custodia in questo caso hanno fatto in tempo a soccorrerlo. Il 118 l’ha portato in ospedale dove gli è stata praticata una lavanda gastrica. Non è in pericolo di vita.

I PRECEDENTI. Quello avvenuto ieri è il ventiduesimo suicidio nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno. Nell’istituto di pena di Castrogno per quest’anno è il primo, anche se spesso avvengono tentativi di suicidio. A Castrogno - è stato più volte segnalato dai sindacati - la vita non è facile, nè per chi ci lavora, nè per coloro che sono rinchiusi. L’istituto è finito sulle cronache nazionali per l’audio shock in cui alcuni agenti di polizia penitenziara parlavano di un pestaggio a un detenuto. Caso per cui il pm Mancini ha chiesto l’archiviazione. Invece proprio domani si terrà l’udienza preliminare a carico di Mario Lombardi, 46 anni, chietino, vittima del pestaggio a cui si fa riferimento nell’audio, che è però accusato di aver picchiato un agente di polizia penitenziaria.

LE REAZIONI. Il suicidio ha scatenato una serie di reazioni. Il sindacato Sappe di Teramo parla di difficoltà legate alla carenza di personale: «Le traduzioni assorbono diverse unità, i servizi sono tanti, il personale in pensione non è stato mai rimpiazzato», esordisce il segretario provinciale Giuseppe Pallini. Nel carcere di Teramo sono rinchiusi 380 detenuti, mentre la capienza è per 240. E ci sono 190 agenti, ma ce ne dovrebbero essere 240. «Ma a onor del vero», aggiunge il sindacalista, «questo suicidio non è ascrivibile al problema del sovraffollamento, visto che era in cella da solo, nè alla carenza di controlli: l’ultimo è stato effettuato alle 4,20. D’altronde è impossibile controllare tutti per tutto il giorno. Si consideri che a Teramo arrivano detenuti con gravi problemi psichiatrici, perchè abbiamo il servizio di psichiatria, e questi soggetti sono di difficile gestione, la polizia penitenziaria non è preparata.

L’invito è dunque a mandarli in strutture più attrezzate». Eugenio Sarno della Uilpa penitenziari rimarca che «nonostante le denunce, le visite ispettive, le sollecitazioni dei sindacati sulla necessità di intervenire a riammodernare la struttura, a rimpinguare gli organici, a rivitalizzare le attività intramurarie, il Dap, ancora una volta, si è particolarmente distinto per l’innata staticità e l’accertata indifferenza». Secondo Marco Alessandrini, responsabile regionale giustizia del Pd il suicidio evidenzia «ancora una volta il drammatico stato in cui versano gli istituti penitenziari italiani, ove si assiste ad una quotidiana violazione della Costituzione per l’ispirazione della pena al senso di umanità».

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