Slitta l'esperimento Sox sotto il Gran Sasso

Ritardi nella consegna del rivelatore. In una riunione a Mosca emergono difficoltà tecniche nel garantire gli standard scientifici richiesti

ROMA. Slitta per un ritardo nella consegna del rivelatore l'avvio dell'esperimento Sox sotto il Gran Sasso, al centro delle polemiche sulla sicurezza legata all'uso del combustibile radioattivo che alimenta il rivelatore. Lo rende noto l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), riferendosi alla riunione avvenuta a Mosca per verifiche tecniche relative all'avanzamento del progetto Sox. Durante l'incontro, rileva l'Infn, è emerso che i produttori della sorgente stanno incontrando difficoltà tecniche a garantire gli standard scientifici richiesti. «Attualmente - prosegue l'Infn - la sorgente non è in grado di produrre il numero di antineutrini necessario per il progetto Sox e dunque non è idonea per i fini scientifici dell'esperimento».

Al momento non è possibile quantificare il ritardo ed è ancora in corso a Mosca la riunione fra rappresentanti di collaborazione Sox (Short distance Oscillations with boreXino), Commissariato francese per l'energia atomica (Cea) proprietario della sorgente, l'Infn e associazione russa che produce il materiale nucleare, Pa Mayak. Obiettivo dell'esperimento è verificare o meno l'esistenza delle particelle chiamate "neutrini sterili", la cui scoperta può aprire una nuova pagina della fisica. Per questo è necessario avere il rivelatore di antineutrini, prodotti dal decadimento della sostanza radioattiva Cerio 144. Questa sarà sigillata in una doppia capsula di acciaio, a sua volta schermata da uno scudo di tungsteno di oltre 2,4 tonnellate e dello spessore di 19 centimetri per impedire ai raggi gamma, prodotti con i neutrini, di disperdersi all'esterno.