Sos alla Regione per la cabinovia dei Prati

Il sindaco chiede un incontro urgente per far ripartire l’impianto e salvare la stagione estiva

PIETRACAMELA. Seggiocabinovia ultramoderna ma disperatamente chiusa ai Prati di Tivo. Dal 31 maggio l’impianto costato 11 milioni è fermo: manca il rinnovo delle “concessioni d’esercizio”, cioè la convenzione per l’uso dei terreni su cui sorgono gli impianti, fra la Gran Sasso teramano e l'amministrazione separata titolare dei terreni. Il problema sembrava risolto con un accordo di massima fra le parti, in cui si rimandava la stipula della convenzione a settembre, ma è arrivato un atto della Regione che ha detto che ci vuole la convenzione e che la Gran Sasso teramano deve pagare il canone. Ma intanto gli alpinisti non possono arrivare sulla Madonnina con la cabinovia e molte escursioni sono impossibili.

Ieri si è svolto un incontro, convocato dal sindaco Antonio Di Giustino, con il Comune, la Gran Sasso teramano, la Siget che gestisce gli impianti, l’amministrazione separata. E’ stato deciso di chiedere una conferenza dei servizi urgente alla Regione. «L’incontro a Pescara si terrà giovedì e parteciperanno anche l'assessorato ai trasporti e quello all'agricoltura e usi civici. Sono loro che devono darci una deroga a quanto disposto con l’ordinanza della Regione, altrimenti il Comune ha le mani legate», dichiara il sindaco, «speriamo di risolvere tutto in tempi brevissimi e di far riaprire l’impianto per il week end».

«L’amministrazione separata ci ha chiesto un canone, 78mila euro annui, e noi non siamo in grado di pagare», spiega il presidente della Gran Sasso teramano, Marco Bacchion, «la somma è stata stabilita in modo unilaterale. Poi la Regione ha emanato l'ordinanza per cui senza pagamento a non dà autorizzazione alla riapertura degli impianti. La somma è spropositata, ma anche se fosse minore non potremmo pagarla. Noi e l’amministrazione separata ci stiamo mettendo d'accordo, chiediamo un’autorizzazione temporanea a far funzionare gli impianti. Sono fiducioso che ci venga concessa: non rubiamo, stiamo lavorando per l’interesse collettivo».

Lo scoglio sono i soldi: la società non può nemmeno pagare i canoni arretrati, cioè 50-60mila euro. Tutto deriva dal fatto che non arrivano gli 11 milioni di fondi Fas spesi per la cabinovia. In effetti la Regione ha firmato il mandato per 5,7 milioni, ma è tutto fermo alla ragioneria: sembra ci siano problemi di liquidità. La società ha chiesto almeno un acconto. (a.f.)

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