Spaccio e usura, il processo riparte da capo 

Cambiano i giudici e i difensori non danno il consenso all’utilizzo degli atti. In aula sentito anche un pentito della camorra

TERAMO. A raccontare il processo fin qui svolto resterà per sempre l’immagine del camorrista che in aula parlò «di quei chili di cocaina che ogni settimana partivano da Napoli per arrivare a Teramo nascosti nelle gomme delle macchine».
Poi decine di altri testi, per l’esattezza 49, a puntellare le accuse della Procura su quel presunto giro di spaccio, usura e rapine che nel 2015 portò in carcere sette persone con pesanti accuse. Per i due giudicati con il rito ordinario il processo, ormai arrivato a conclusione, riparte da capo. Il collegio dei giudici è cambiato (scelta imposta dalla prematura scomparsa del presidente Alessandro Iacoboni) e gli avvocati difensori dei non hanno prestato il consenso alla rinnovazione degli atti, ovvero all’utilizzo di atti e testimonianze fin qui raccolti nell’istruttoria. Il no è stato verbalizzato nel corso dell’udienza di ieri mattina, la prima davanti al nuovo collegio presieduto da Marco Procaccini (a latere Erika Capanna Piscè e Carla Fazzini).
A processo ci sono il 50enne campano Giuseppe Cacciapuoti (assistito dall’avvocato Guglielmo Marconi ) e il 50enne Piero Guarnieri di Mosciano (difeso dall’avvocato Nello Di Sabatino). Secondo l’accusa della Procura (il fascicolo è del pm Luca Sciarretta ora in servizio a Pescara) sarebbe stato messo in piedi un giro di rapine e spaccio servite per procurarsi i soldi con cui fare prestiti usurari. Nell’indagine inizialmente erano coinvolte altre nove persone, accusate solo di spaccio, che hanno già definito la propria posizione con riti alternativi. Gli accertamenti investigativi, soprattutto intercettazioni, hanno portato a stabilire, sempre secondo la Procura, come la mente delle rapine fosse il napoletano e a ricostruire modalità operative di svariati colpi. Ma la mole di intercettazioni raccolta non è stato il solo strumento investigativo che ha consentito di mettere insieme il risultato.
Un particolare contributo, e questo gli inquirenti lo hanno più volte sottolineato nelle varie fasi dell’inchiesta, è arrivato dalle vittime, dagli usurati (uno di loro si è costituito parte civile rappresentato dall’avvocato Pierfrancesco Manisco). Nel corso di due anni di udienze sono stati ascoltati numerosi imprenditori finiti nel giro dell’usura e consumatori di cocaina. Ora si torna in aula il 15 maggio per una lunga udienza nel corso della quale saranno riascoltati i primi venti testi della Pubblica accusa (da precisare che l’avvocato Marconi ha dato il consenso per l’utilizzo di sette testimonianze). La prossima udienza è stata fissata per il 26 giugno con l’audizione degli altri testi.
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