Sulle strade 22 morti Cinque sono pedoni 

È il dato più rilevante dell’anno scorso insieme al numero di tragedie accadute nei centri abitati, che diventano sempre più pericolosi

TERAMO. Cinque pedoni sono stati falciati e uccisi sulle strade teramane nel corso del 2017. Un dato impressionante se si pensa che queste cinque persone rappresentano quasi un quarto del totale delle vittime di incidenti stradali registrate in provincia, che l’anno scorso sono state 22.
Il bilancio complessivo non è certo tra i peggiori da quando – fine anni Novanta – la redazione del Centro ha cominciato a monitorare gli incidenti mortali nel Teramano. All’epoca si registravano oltre 50 vittime l’anno e lo spaventoso picco del 2002 (64 morti per la nostra redazione, 63 per l’Istat) se visto oggi, a 16 anni di distanza, sembra fantascienza. Dopo l’introduzione della patente a punti (2003) il calo di incidenti mortali è stato netto e repentino. L’ultima risalita oltre le 40 vittime è del 2006 (51), l’ultima oltre le 30 è del 2009 (33). A dire il vero le 14 del 2014 avevano dato l’illusione di una svolta quasi definitiva, ma nei tre anni successivi questo minimo storico è stato abbondantemente superato: 28 nel 2015, 21 nel 2016 e 22 l’anno scorso.
Nel nostro conteggio vengono inclusi anche i morti sui tratti teramani delle autostrade, che nel 2017 sono stati tre (tutti sull’A14). Sottratti questi tre, il dato 2017 è dunque leggermente migliore di quello del 2016 (quando tutte le 21 vittime si registrarono sulla viabilità provinciale propriamente detta).
Cosa dicono i numeri dell’anno scorso? La strage di pedoni è forse il dato più rilevante, anche se in provincia di Teramo non è una novità. Basta guardare i dati Istat degli ultimi 15 anni: sei pedoni uccisi nel 2003, nove nel 2006, otto nel 2007, nove nel 2009. Nel 2016 erano stati due, dunque l’anno scorso ha segnato una preoccupante risalita di questa tipologia di incidente. Secondo gli specialisti della polizia stradale, l’investimento di pedone chiama in causa in modo quasi esclusivo il fattore umano: quasi sempre la poca cautela del guidatore del veicolo investitore, qualche volta anche l’imprudenza di chi attraversa la strada a piedi. Le infrastrutture, insomma, c’entrano poco o nulla. Nel caso dell’ultimo pedone travolto nel 2017, sulla statale 16 a Giulianova, può aver contribuito l’illuminazione carente. Ma dalla Polstrada fanno notare che i fari di un’auto illuminano la strada per 50 metri. Insomma, il fattore umano è determinante.
Una cosa è certa, la maggior parte degli incidenti mortali da qualche anno avviene nei centri abitati. Nel 2017 questa tendenza si è accentuata visto che ai cinque incidenti avvenuti su vie cittadine vanno aggiunti, perché accaduti in tratti urbani, due dei quattro incidenti mortali avvenuti sulla statale 16 Adriatica. La Ss 16 e la Ss 150 sono le strade della provincia dove si sono contate più vittime (quattro a testa), il che non sorprende. Si tratta di statali che attraversano quasi senza soluzione di continuità centri urbani che si sono sviluppati nei decenni intorno ad esse, strade quindi nelle quali il traffico di attraversamento si mischia a quello locale aumentando la pericolosità degli spostamenti soprattutto per i soggetti deboli (pedoni, ciclisti, motociclisti). La sostituzione definitiva dei semafori con rotatorie, su queste strade, è quantomai auspicabile e secondo la Stradale porta dei risultati, ma non basta: sarebbe opportuno realizzare delle varianti e in certi luoghi (soprattutto Roseto, ma anche Silvi e Castelnuovo Vomano) se ne parla - invano - da decenni.
I ciclisti investiti e uccisi nel 2017 sono stati due (uno in meno del 2016). Il secondo di questi due incidenti ha suscitato grande emozione perché probabilmente favorito dall’asfalto sconnesso di una strada provinciale. Un problema, quello delle carenti manutenzioni stradali, diventato di vita o di morte per la vasta comunità dei cicloamatori.
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