Tanti nomi diversi per piazza Orsini ma è stata sempre il fulcro della città

Ai tempi di questa immagine si chiamava piazza del Mercato poi diventò del Municipio Non erano ancora state demolite le casette che si addossavano ai fianchi della cattedrale

TERAMO. Quella rappresentata nella foto è l’odierna piazza Orsini che, come la vicina piazza Martiri, è cambiato spesso nome nel corso degli anni. Si è chiamata piazza del Mercato, piazza del Municipio, piazza Vittorio Emanuele (sul finire dell’800); poi, per un breve periodo precedente agli anni ’30, è stata chiamata piazza Roma, e, prima degli anni ’40, piazza Cavour.

Se il nome di piazza del Mercato, com’è evidente dalla foto, è addebitabile al costume cittadino che voleva quella piazza come uno dei luoghi principali per la compravendita di merci, quello di piazza del Municipio deve il suo uso all’immediato riferimento ad uno degli edifici principali della piazza: il municipio, appunto, che nonostante i lavori di rinnovamento che il luogo ha subìto, ha mantenuto la sua ubicazione nel corso del tempo.

La piazza era il un nodo nevralgico che teneva unite le due parti del centro cittadino: quella che si estendeva da Porta Reale (l’odierna Porta Madonna) a Corso Trivio (l’attuale corso Cerulli) e quella che da piazza Vittorio Emanuele (l’attuale piazza Martiri), conduceva al “Due di coppe”, la porta di corso San Giorgio, e a piazza Garibaldi. All’inizio del XIX secolo, il livello della piazza fu rialzato per far risaltare gli archi del porticato del vescovado.

Da sinistra, a spiccare sono la facciata principale della cattedrale, con la scalinata adornata dai quattro leoni romanici e il portale, che fu realizzato nel 1332 da Diodato Romano in stile cosmatesco (la porta in legno è una riproduzione di Luigi Cavacchioli del 1911, sulla traccia di quella cinquecentesca andata distrutta). Esclusa dalla panoramica della foto è una struttura che oggi non esiste più: l’arco di Monsignore.

Concepito come progetto fin dai primi anni del XVII secolo e realizzato solo nel 1738, l’arco fungeva da collegamento tra il duomo e il palazzo vescovile, e successivamente fu sede dell’archivio vescovile. Il suo abbattimento rappresentò l’atto finale dei lavori per realizzare l’isolamento dell’edificio e del campanile dal contesto urbano circostante, che erano iniziati tra il 1935 ed il 1948: questa prima fase dei lavori risparmiò l’arco, che però fu demolito nel 1969 dalla sovrintendenza Moretti, nonostante l’opposizione del vescovo Stanislao Battistelli.

Coinvolte nelle dinamiche di ristrutturazione degli spazi su cui si affacciava il duomo furono anche le botteghe e le case addossate alle facciate e ai fianchi della cattedrale, che furono demolite in quegli anni per liberare l’edificio e mettere in risalto le scalinate simmetriche sulle due piazze. Visibile nella foto è anche il palazzo vescovile, seguito nell’ordine dell’inquadratura dal palazzo dove ora c’è la Bnl: sul posto era sorto, nel 1926, il Credito Abruzzese, poi banca delle Marche e degli Abruzzi, un edificio dallo stile neogotico piutosto vistoso, poi demolito a metà degli anni ’50.

Un altro elemento non è visibile nella foto è la fontana dei due leoni, opera del 1899 dello scultore Francesco Morganti, rispetto a cui l’intera piazza era stata concepita come una sorta di anfiteatro ad essa convergente. Oggi questo equilibrio appare mutato, sia per l’aggiunta delle aiuole nell’area della piazza, sia per il recente inserimento in questo spazio di una statua. Le aiuole in questione non appaiono ancora nella foto, così come l’ammattonato: questi sono elementi che hanno contestualizzato la piazza solo successivamente, intorno alla fine degli anni Venti.