Teatro romano, via le antiche pietre

Da ieri trasferite alla Cona quelle medievali, ma Teramo Nostra insorge: fateci vedere le carte

TERAMO. Una commissione parlamentare d'inchiesta sul teatro romano e sull'operato della sovrintendenza regionale archeologica. Sarà Teramo Nostra a chiederne l'istituzione subito dopo il voto del 24 e 25 febbrario. L'associazione intende così riportare all'attenzione del parlamento il caso del recupero del monumento per evidenziare ritardi e falsi propositi da parte del Comune e degli altri enti coinvolti nell'operazione.

Da ieri è partito lo spostamento dei 1.400 reperti che per oltre un anno sono rimasti ammucchiati lungo un tratto di via Paris ai margini dell'area archeologica. Lo studio dei resti è terminato: quelli appartenenti al teatro romano saranno ricollocati all'interno del sito che ospita il monumento, mentre quelli che facevano parte di casa Antonelli, edificio medievale abbattuto qualche decennio fa, saranno depositati nella necropoli della Cona. Secondo Teramo Nostra, però, si tratta dell'ennesimo scempio. L'associazione chiede al direttore generale della sovrintendenza abruzzese Fabrizio Magani di poter acquisire la relazione tecnica sull'analisi dei 1.400 reperti. «Vogliamo sapere qual è stato il criterio», afferma Sandro Melarangelo, «per distinguere i resti del teatro da quelli medievali». Teramo Nostra accusa il sindaco Maurizio Brucchi di essere solo interessato alla completa riapertura al traffico di via Paris. «Al contrario questa strada andrebbe pedonalizzata», afferma il presidente Piero Chiarini, «si parla tanto di progetti per lo sviluppo della cultura ma poi si va nella direzione opposta». La contestazione rivolta a Comune, Regione e sovritendenza è di non aver messo mano alla parte più consistente dell'intervento. «Il cronoprogramma del recupero è stato del tutto disatteso», insiste Chiarini, «dopo sette mesi dalla sua sottoscrizione non è stato ancora completato il passaggio di proprietà di palazzo Adamoli dalla Regione al Comune».

Sulla trasferibilità dell'immobile, abbattuto solo in parte alcuni anni fa, il governatore Gianni Chiodi ha chiesto un parere all'avvocatura regionale. Per Teramo Nostra, però, si tratta dell'ennesima mossa destinata a rallentare e di fatto impendire il pieno recupero del monumento. «Finora sono stati spesi 5 milioni di euro», fa notare il presidente, «per un intervento provvisorio che invece sarà definitivo». La sistemazione della parte visibile del monumento e la pulizia dell'area che la ospita, a detta dell'associazione, resteranno le uniche opere effettivamente realizzate per il teatro romano. Il 21 febbraio i rappresentanti di Teramo Nostra incontreranno di nuovo il sottosegretario Roberto Cecchi. «Lui non andrà via con l'arrivo del nuovo governo perché è il direttore generale dei Beni Culturali», conclude Chiarini, «continueremo la nostra battaglia».

Gennaro Della Monica